28/10/1989 - Omelia Festa Santi Simone e Giuda

Ef 2,19-22; Lc 6,12-16.

Celebriamo la festa di due apostoli: ambedue umili, ambedue servi della parola. Affezionati a Gesù, hanno trasmesso, hanno insegnato, e la Chiesa è fondata su di loro.

Hanno voluto il nascondimento: sono stati poveri, ignorati; non hanno nemmeno una storia di apostolato che sia giunta fino a noi; hanno lavorato nell’umiltà, hanno lavorato per amore, hanno lavorato sapendo quanto fosse preziosa per le generazioni cristiane la loro testimonianza.

Ecco, questa è la lezione che vogliamo imparare stasera: vogliamo imparare a fare il bene e a tenerlo nascosto, a fare il bene e a non volere essere lodati; a fare il bene secondo la raccomandazione dei Signore. Lo ricordiamo, nel Discorso della montagna, come Gesù ha insistito: “Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra (Mt 6,3)”, “Quando digiuni, nascondi il tuo digiuno, perchè il Padre veda e il Padre ricompensi e provveda”(Cfr Mt 6,17).

Quanto spesso invece l’orgoglio vuol cercare la lode, vuol cercare l’applauso, vuol cercare la considerazione degli uomini! Ma, quando si fa così, si buttano via i meriti; si buttano via i meriti perchè il Signore vuole che la nostra opera sia fatta solo per Lui e ci interessi solo la sua approvazione. Tutto il resto è veramente condannato da Gesù; tutto il resto, cioè la posizione dei farisei, la posizione di chi non fa per Iddio ma, piuttosto, per gli uomini. È quindi l’esteriorità, non l’interiorità, è la sete di applausi che rovina l’intenzione della mente.

Auguriamoci per tutti noi di lavorare solo per Iddio e, per quanto sta in noi, di tenere nascoste le nostre opere buone perchè siano premiate del premio eterno in paradiso.