Dt 30,15-20; Lc 9,22-25
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce”. Dobbiamo capire bene questa parole perché noi siamo suoi e lo vogliamo seguire. Lo vogliamo seguire perché sappiamo che solo seguendo Lui arriveremo dove eterna è la gioia. Gesù ha amato la croce, cioè Gesù ha accettato con pienezza la volontà del Padre e si è offerto come vittima di espiazione per tutti i peccati del mondo. È stato il suo offertorio fin dal primo momento, come ci dice la Scrittura: “Ho visto che non gradivi più i sacrifici, allora ho detto: Ecco vengo io, voglio compiere la Tua volontà”. La Scrittura aveva già detto: “Egli si è offerto per i nostri peccati”. È stato ferito per questi peccati, ha preso su di Sé il nostro peso. Gesù si è offerto perché amava il Padre Suo e il peccato è ribellione, offesa, disgusto a Dio. Dio non vuole il peccato. Dio vuole che il peccato venga cancellato, espiato, distrutto e Gesù per questo allora ha amato la croce, per questo non ha rifiutato nessun tormento, nessuna umiliazione, nessun abisso di angoscia. Gesù ha detto di sì! Seguire Lui cosa vuol dire allora, se non rifiutare il peccato, perché è nel peccato la causa della morte del Signore. Dovremmo salire su tre gradini. Sul primo: avere un rifiuto categorico del peccato grave, un orrore per il peccato, considerato così come offesa alla santità infinita di Dio, come il no al Suo amore di Padre, alla Sua provvidenza meravigliosa che si dipana in tutta la nostra vita. Il secondo gradino: avere un vivo dispiacere dei peccati che noi abbiamo commesso, sentirne tutta la gravità, detestare quei piaceri e quelle soddisfazioni mediante le quali è entrato il peccato nella nostra vita, sentire che quei momenti sono i momenti infelici, i momenti sbagliati, sono i momenti in cui la nostra vita ha perduto di dignità e di gioia. E il terzo gradino: avere una volontà forte ed energica, una volontà concreta di riparare a questi peccati; di riparare con la nostra penitenza e di compiere delle cose che dicono la nostra volontà: che se potessimo tornare indietro non faremmo più, che la nostra volontà è solida per tutto il tempo d’avvenire. Penitenza, senso allora delle proporzioni, senso di concretezza: la nostra penitenza non dev’essere ridotta a un fatto labiale, delle labbra, perché sarebbe una cosa ipocrita; se siamo veramente persuasi della brutta situazione dell’anima nostra, noi dobbiamo allora fare come abbiamo letto: “Prenda la sua croce ogni giorno”. Sì, ogni giorno, ogni giorno prendere le cose, particolarmente in questa Quaresima, che ci educano, che restaurano l’ordine che abbiamo rotto, che mettono le cose in una situazione chiara e nuova: farci nuovi seguendo Gesù.
CODICE | 81C4Q013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 05/03/1981 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì dopo le Ceneri, Tempo di Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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