13/06/1974 - Omelia Giovedi Corpus Domini ore 6.30 e 8.15 Fidanzamento

Sant'Ilario d'Enza, 13/06/1974
Omelia, Giovedì Solennità del Corpus Domini - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 - Fidanzamento

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Gn 14, 18-20; 1Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17

MESSA ORE 6, 30

La festa del Corpo del Signore è soprattutto una grande festa di gioia. Noi ci dobbiamo rallegrare e sentire quale deve essere la vera nostra gioia nel considerare come abbiamo sempre con noi il Signore. Eucaristia è sacrificio, Eucaristia è presenza. Ecco, il Pane degli angeli è diventato Pane dei pellegrini. Pane degli angeli: contemplazione, Pane degli angeli: gaudio, Pane degli angeli: sicurezza. Pane dei pellegrini: i pellegrini non hanno più paura, non hanno paura della solitudine, non hanno paura della loro debolezza, non hanno paura delle insidie e delle tentazioni. I pellegrini sono sicuri di arrivare, perché hanno quel Pane. Manna era stata data ai padri, noi abbiamo immensamente di più, noi abbiamo Gesù vivo, Gesù risorto, cioè nella pienezza della sua forza, nella pienezza del suo dono, nella pienezza del suo amore.

Ecco perché l’Eucaristia si configura così come vero motivo di pace e di sicurezza, di trionfo, di raggiungimento della nostra meta.

È allora attorno all’Eucaristia che noi ci stringiamo oggi, è attorno all’Eucaristia che noi poniamo il fervore della nostra fede, è attorno all’Eucaristia che noi ripetiamo la gioia della nostra fede.

E tre punti, direi, sono utili alla nostra considerazione.

Il primo: la moltiplicazione dei pani è simbolo della moltiplicazione dell’Eucaristia. Gesù si è moltiplicato per essere a tutti, tutti hanno bisogno di mangiare. Ci chiederemo se di questa moltiplicazione, che è avvenuta ed avviene per noi, noi abbiamo saputo approfittare o se alle volte non abbiamo fatto la Comunione per trascuratezza, per pigrizia, per non avere sufficiente fame.

Un secondo punto di riflessione: il Signore viene a noi perché rinnova il suo sacrificio sull’altare. Non si dà presenza, non si dà comunione, senza che prima ci sia sacrificio. Ricordiamo che, per gustare la Comunione, per sentire bene questa presenza del Signore, anche noi dobbiamo sapere superare le difficoltà, unire le nostre sofferenze alle sofferenze del Cristo in croce.

Terzo punto: l’Eucaristia è veramente il sostegno. La moltiplicazione dei pani dice: “Siamo in una zona deserta, possono venir meno, se non si moltiplica questo pane”. Noi dobbiamo guardare sempre con impegno. Abbiamo sempre vista la nostra vita cristiana sotto questa luce: non riusciamo se non prendiamo i mezzi adatti; non usciamo dal peccato o dalla mediocrità della nostra vita, non usciamo dalla nostra indifferenza e dalla nostra pigrizia, se non riceviamo bene l’Eucaristia, se non entriamo in piena comunicazione con l’Eucaristia. Ci dobbiamo persuadere della nostra estrema debolezza e non limitarci perciò a dire: “Non riesco”, o a dire: “I miei propositi si sono rotti”, o a dire: “Devo ripetere sempre gli stessi peccati in Confessione, non vado avanti”. Il rimedio c’è pieno, fortissimo e sta proprio in questa nostra relazione con l’Eucaristia.

Riflettiamo dunque per celebrare con profonda letizia questo giorno del Corpus Domini e prenderne motivo per camminare forte in avanti.

MESSA ORE 8, 30

L’antifona, con la quale si apre la Messa di oggi, dice tutto il significato di questa nostra festosa Liturgia: “Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia” (Sal 80, 17). Fior di farina, miele, ecco come la Liturgia indica la soavità e la forza dell’Eucaristia. L’Eucaristia, che noi oggi celebriamo, è il cuore stesso della Chiesa; la Chiesa nasce dall’Eucaristia e si accresce e si fortifica nell’Eucaristia. L’Eucaristia fa la Chiesa, perché rinnova il sacrificio di Gesù, fonte della salvezza; fa la Chiesa perché l’Eucaristia è la scuola della carità, fa la Chiesa perché l’Eucaristia è il pegno della vita eterna, la Chiesa non fatta per il tempo, anche se deve espletare la sua missione in questa terra, ma fatta per il cielo.

Il nostro cuore oggi deve aprirsi in una maniera grande, sapendo che quanto più è il dono, tanto maggiore è richiesta la comprensione. L’Eucaristia è il dono massimo e massima dev’essere la nostra apertura spirituale: capire l’Eucaristia e capire il perché Gesù ha voluto restare in mezzo a noi, ha voluto restare sempre in mezzo a noi, ha voluto perennemente rinnovare il suo sacrificio, ha voluto che la moltiplicazione del suo pane fosse perenne. Abbiamo bisogno di lui, abbiamo bisogno di nutrirci di lui per essere come lui, per essere veramente trasformati a sua immagine. Adamo ci ha lasciato la pesante eredità di un’umanità menomata; il nuovo Adamo, Gesù Cristo, continuamente è con noi per ricrearci, tornarci a fare, per fare in noi l’uomo nuovo, l’uomo che è secondo lo Spirito di Dio.

L’Eucaristia allora è veramente il centro di tutta la nostra attività, è il centro di tutta la nostra gioia, è il centro di tutta la nostra vita ecclesiale. Non si dà carità, non si dà amore al prossimo senza Eucaristia, se l’amore al prossimo dev’essere per noi una continuazione del Cristo, se l’amore per noi al prossimo non può essere una solidarietà umana e basta. L’amore nostro al prossimo deve essere salvifico, com’è stato salvifico quello di Cristo. L’amore nostro al prossimo dev’essere una compiuta, grande rinnovazione del mistero del Corpo Mistico, dev’essere veramente un incontro forte, perché nel prossimo riconosciamo un’Eucaristia.

Vorrei che da questa festa noi prendessimo alcuni punti di riflessione, vorrei che ne ricavassimo straordinari frutti di vita.

Primo: una grande stima dell’Eucaristia, un entusiasmo. Abbiamo con noi il Signore, ha istituito l’Eucaristia per essere cibo. Con quanto entusiasmo dobbiamo venire a fare la Comunione! Con quanto entusiasmo dobbiamo cioè partecipare alla Messa, che ci dà la Comunione. L’Eucaristia è provocazione di sacrificio, perché la Comunione e la presenza di Gesù ci viene dal sacrificio suo; Gesù è presente sull’altare perché si sacrifica, Gesù dunque è cibo perché si sacrifica, è presenza di amico e di consolatore, è forza perché è sacrificio.

Accogliere la provocazione di Gesù vuol dire allora sentire che la nostra devozione Eucaristica, che il nostro entusiasmo non può essere semplicemente un momento di sentimento, ma deve essere una convinzione profonda, e per questo entusiasta, di fare, di operare, di porre il nostro sacrificio.

Un'altra conclusione vorrei. Quest’anno abbiamo meditato tanto sulla Messa: oggi dovrebbe rappresentare il vertice della nostra meditazione, oggi dovrebbe rappresentare un frutto maturo perché la nostra Messa sia partecipata bene, perché le nostre Comunioni rappresentino veramente una nostra unione profonda con Gesù, un incontro vivo con lui vivo, un incontro forte, “il miele dalla roccia” (ib.), con lui che è veramente la nostra sicurezza e il nostro conforto.

E una terza conclusione vorrei che noi facessimo. L’Eucaristia è per il mondo, noi che la possediamo ci dobbiamo ricordare di tutti quelli che non l’hanno e perciò la nostra presenza Eucaristica per gli altri, il nostro desiderio per gli altri che espletiamo con il nostro sacerdozio nella Messa, con la nostra vigile preghiera davanti al tabernacolo. Abbiamo fatto le “Quarantore”, l’adorazione non era tanto per noi, quanto per tutta la Chiesa, quanto per tutti gli uomini, quanto per la salvezza materiale e spirituale di tutta l’umanità.

L’Eucaristia è dono e noi non possiamo essere eucaristici se non siamo per il dono, se non siamo noi stessi Eucaristia. Dicevo, è scuola di carità: è proprio lì dove dobbiamo imparare questa nostra generosità, questa nostra offerta, questo nostro profondo desiderio.

È così che celebriamo oggi l’Eucaristia con gioia, ma con una profonda riflessione di consapevolezza.

CODICE 74FCO01339N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/06/1974
OCCASIONE Omelia, Giovedì Solennità del Corpus Domini - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 - Fidanzamento
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Eucaristia: sacrificio, presenza, sostegno
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