13/02/1986 - Omelia Giovedi dopo Ceneri

Sant’Ilario d’Enza, 13/02/1986
Omelia, Giovedì dopo le Ceneri

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Dt 30,15-20; Lc 9,22-25

Le parole del Signore sono molto chiare e possono sembrare dure, ma non c’è un’alternativa: sono le sue parole. “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso”. Bisogna capire che la vita è data per una conquista: la conquista dell’eternità. Questa vita non ha fine in se stessa. È per una meta. La vera meta cui tutti dobbiamo tendere: il Paradiso, l’eternità. Per cui chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Ma chi perderà la propria vita la salverà. Queste parole se non sono meditate rettamente spaventano. Ma bisogna capirle, bisogna capire che chi le dice è Gesù, è Gesù che ci ama. E nessuno ci ama come ci ama Gesù. Nessuno vuole il nostro vero bene come lo vuole Gesù. Queste parole perciò se sono prese dal suo labbro, se sono prese dal suo cuore, ci rincuorano e capiamo che la vera felicità anche in questa terra non sta nell’acconsentire alle nostre passioni, nel lusingare noi stessi, nel cercare un piacere sbagliato, non sta lì la vera felicità. Sta in un superamento di se stessi, in una vera mortificazione. Mortificazione è darsi una morte spirituale, cioè morire al peccato, morire alle cattive inclinazioni, ai desideri egoistici e sbagliati. Anche su questa terra la felicità è legata al superamento di se stessi. Accogliamo dunque l’invito di Gesù e vogliamo essere meno indulgenti verso noi stessi, meno accomodanti. Essere più forti nel saperci dirigere nel bene. Vincere tutte le oscillazioni che ci portano a fare un po’ bene e poi un po’ male e poi vivere così in un grigio che ci disonora. Il Signore non ha posto i mezzi termini. Ha detto che dobbiamo seguirlo e la sua sequela è così: è nel vincere le nostre cattive inclinazioni, nell’essere forti e consequenziali. Perciò promettiamo al Signore di sperare in Lui come ci ha suggerito il Salmo: beato chi spera nel Signore perché sarà come un albero piantato lungo i corsi d’acqua, che darà frutto. Ecco cosa dobbiamo desiderare: di dare frutto, di impegnarci con umiltà, ma con perseveranza, di essere proprio completamente a disposizione dell’amore di Dio che ci guida, dell’amore di Dio che ci vuole salvi, dell’amore di Dio che ci vuole nella piena nostra gioia, la gioia di chi sa di essere col Signore, di essere sempre nella sua meravigliosa Provvidenza.

CODICE 86BCQ0134YN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 13/02/1986
OCCASIONE Omelia, Giovedì dopo le Ceneri
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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