At 1, 1-11; Ef 1, 17-23; Mt 28, 16-20
Nella festa dell’Ascensione è evidente che il pensiero di meditazione è su due argomenti: su Gesù che è in cielo per noi, perché, come è stato sulla terra per noi, non lo è meno in cielo.
Gesù è il grande mediatore tra gli uomini e Dio, e Gesù adempie al suo compito di sacerdote grande ed è in Paradiso per intercedere per noi, per ottenerci la possibilità di una scala fin là in alto.
Il Signore conosce le nostre difficoltà, sa i nostri pericoli, sa tutto, sa ancora che noi alle volte non siamo fedeli, che noi dopo i propositi buoni li rompiamo ben presto.
Il Signore è davanti al Padre con la sua santissima umanità a domandarci l’aiuto e la misericordia.
Noi diciamo nel Credo: “siede alla destra del Padre”. Che cosa vuol dire questa frase, se non che Gesù è potente, è potente e ottiene tutto, è potente perché il Padre gli ha dato in mano ogni cosa? E questo lui lo adopera nella sua immensa misericordia.
Il Signore ci ama. Noi abbiamo poca fiducia nella preghiera, la festa dell’Ascensione ci deve correggere questa poca fiducia. Noi sappiamo che la nostra preghiera è fatta propria da Gesù, è fatta propria e perciò diventa straordinariamente potente e straordinariamente forte. Lo ha detto lui stesso: “Non avete chiesto in mio nome: chiedete ed otterrete”.
Abbiamo bisogno di molte grazie per noi, per quelli che amiamo, per la Chiesa, per il mondo. Preghiamo poco! Ci affanniamo molto, ma preghiamo poco! E pensiamo che nell’affannarci molto, nel preoccuparci troppo, le cose risultino migliori.
Dovremmo agitarci meno e pregare di più. Preghiamo poco! Dobbiamo pregare di più!
Tutta la statica della vita cristiana ha il suo fondamento proprio qui: sta su se preghiamo, sta su per noi e sta su per gli altri se preghiamo.
E qui è il secondo motivo di meditazione, che forse preghiamo poco perché guardiamo poco in alto, perché dovremmo avere il pensiero rivolto di più alle cose celesti, mentre lo abbiamo prevalente sulle cose terrestri.
Immaginiamo sempre di essere una piccola provvidenza, ma delle provvidenze ce n’è una sola ed è la Divina Provvidenza.
Dobbiamo guardare più in alto, dobbiamo essere più spirituali, dobbiamo desiderare di più la vita eterna. E allora sentiremo come è vera la Parola del Signore: “Non vi lascerò orfani. Verrò da voi”.
Cristo è vivo nella Chiesa, è presente di una presenza fortissima; il male non può trionfare, il male è destinato a spezzarsi, il male fa molto rumore e si agita tanto perché il suo tempo è breve.
Dobbiamo avere fiducia nella potenza di Cristo, che sorregge la sua Chiesa, pur permettendo che tante cose cattive avvengano e succeda come è successo agli apostoli sul lago di Genezaret, quando dicevano: “Ormai siamo perduti, ormai non c’è più nulla da fare”. E’ ancora lui, che allora si alza in piedi e dice: “Che cosa dubitate, o uomini di poca fede?” E disse al mare in burrasca: “Sta’ quieto!” e disse al vento furioso: “Taci!”.
È questo che noi speriamo e vogliamo che avvenga.
CODICE | 78E3O01365N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 04/05/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì Solennità dell’Ascensione |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ascensione |
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