Quando muore una persona di fede, che ha vissuto la fede, che ha sempre vissuto la fede, ci viene spontaneo, naturale, la parola “risurrezione”. Perché il cristiano è un membro del corpo del Signore, e, come si unisce a Gesù nella sofferenza e nella morte, così, in una logica totale, ne partecipa la resurrezione. “Io sono la resurrezione e la vita” (*), ha detto Gesù. Sempre è la vita! “Chi mangia di me vivrà di me e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (*).
Sia questo pensiero di conforto a chi piange, sia per tutti una parola viva di speranza. Il cristiano sa che c’è la realtà di questo mistero, che c’è questa meravigliosa forza: la forza della resurrezione di Gesù che agisce in tutti i cristiani.
Oh sì, sentiamola viva e forte! Sentiamo che quello che il cristiano fa, le sue opere buone, non sono cadute nel nulla, che le opere buone hanno una grande ricompensa; sono poste in Cristo Signore, perché Lui è il giusto giudice, perché Lui dà a ciascuno secondo quanto ha fatto.
Questo mondo è pieno di ingiustizie e sentiamo la sofferenza di queste ingiustizie, ma Gesù è il giusto giudice, è Colui che non lascia senza ricompensa neppure un bicchiere d’acqua dato in suo nome. Lui, per cui è detto: “Beati coloro che muoiono nel Signore: riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (*).
Guardiamo dunque così, serenamente, fortemente; guardiamo nella fede, guardiamo nelle opere buone, guardiamo in una vita, come quella della defunta, ricca di meriti, ricca di cose sante e buone, ricca di onestà e di rettitudine. Guardiamo e impariamo.
CODICE | 83N0O01330F |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 01/12/83 |
OCCASIONE | Omelia giovedì I settimana tempo di avvento |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale, funerale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Funerale |
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