Eb 3, 7-14; Mc 1, 40-45
Mettiamo nella Comunione dei santi, nel cuore del sacrificio della Messa, un’anima che si è donata al sevizio del Signore, che lo ha servito nell’umiltà, nella perseveranza, nella generosità per tanti anni. Vogliamo sentirci particolarmente uniti nella preghiera, particolarmente uniti nel riflettere su questo esempio per la preziosità della nostra vita spirituale. “Venne a Gesù un lebbroso: “Se vuoi puoi guarirmi” (Mc 1, 40). La problematica della nostra vita spirituale è ben posta soprattutto per noi, che siamo principianti della vita spirituale, è posta nella purificazione, perché per servire Dio bisogna essere liberi dal peccato, per servire nella Chiesa bisogna essere liberi dall’orgoglio, per servire Dio nella comunità parrocchiale bisogna essere particolarmente attenti a quante grazie ci dispensa il Signore. “Se tu vuoi”, diceva il lebbroso. “Se tu vuoi” e Gesù risponde: “Lo voglio”. La volontà di Gesù è ancora come allora.
Per ognuno di noi Gesù vuol dire la parola, vuol dire: “Guarisci!” ma a una condizione, a un’unica condizione: la nostra disponibilità, quella disponibilità che è soprattutto umiltà. L’umiltà di un servizio è data proprio perché il servizio sia efficace. L’umiltà in un servizio è data proprio perché il servizio diventi non più opera nostra, diventi opera di Dio, perché Dio agisce attraverso di noi e quello che crediamo opera nostra non è che misericordia sua. Noi, anche quando facciamo del bene, dobbiamo dire: “Siamo servi inutili” (Lc 17, 10), proprio perché tutta la forza e la grazia ci vengono dal Signore, proprio perché senza la mano di Dio non riusciamo a combinare alcuna cosa, siamo assolutamente incapaci.
E allora ecco il purificarci dall’orgoglio è la prima purificazione, purificarci dall’orgoglio, che troppe volte ci occupa o troppe volte s’infiltra. Crediamo di fare noi e giudichiamo gli altri, mentre gli altri non possono essere giudicati! Giudichiamo gli altri, mentre gli altri non devono che avere da noi comprensione e aiuto.
Umiltà allora, umiltà cui si aggiunge una forte volontà. Quale volontà? Quella di stare dove vuole Dio, perché la santa Chiesa è come una costruzione, come un tempio: ci sono le pietre che vanno nel fondamento, ci vanno le pietre nelle pareti, ci sono le pietre nelle alte volte della chiesa e stanno su, perché sono sostenute dal complesso. Ognuno ha il suo posto. “Lo voglio: guarisci”, ecco, comprendete. Una pietra deve essere adattata, una pietra, per servire da costruzione, deve essere di precise misure. Una pietra, per servire, deve essere tagliata tante volte. Servire il Signore vuol dire lasciarsi mettere al proprio posto e lasciarsi anche tagliare, lasciarsi anche scheggiare, quello che è necessario! Troppe volte, lo constatiamo ogni giorno, il bene non viene o almeno non viene tutto, perché ognuno vuol stare a un posto scelto da lui. C’è la Provvidenza di Dio che ci indica il posto, ce lo indica attraverso le cose che ci circondano, orbene, stare al nostro posto! Umiltà e disponibilità allora, sono queste quelle che ci preparano alla purificazione, per essere veramente utili a noi e agli altri.
CODICE | 77ACO01330F |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 13/01/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì I settimana Tempo Ordinario – Memoria di un defunto |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale, |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Umiltà, stare al proprio posto |
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