12/01/1978 - Omelia Giovedi I Ord

Sant’Ilario d’Enza 12/01/1978 Giovedì
Omelia

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Che noi ci vediamo sotto l’immagine del lebbroso è troppo evidente, perché il peccato è peggiore di ogni lebbra e ha deformato in noi troppe cose, troppi tratti di rassomiglianza con lui che il Signore aveva fatto.

Il problema non è quello di constatare che siamo peccatori, ma il problema è di guarire dalla nostra lebbra, di guarire, non in un ritorno penoso di malattia dopo brevi intervalli.

Noi abbiamo bisogno di guarire e noi sappiamo che la nostra guarigione dipende dalla nostra fede. Perché il Signore è venuto per noi peccatori e alla sua croce ha crocifisso anche i nostri peccati, li ha distrutti nel suo sangue. La sua medicina è onnipotente e portentosa: sta a noi andare da Lui e volere questa medicina.

Il nostro incontro con Gesù crocefisso dev’essere un incontro medicinale, un incontro nel quale noi comprendiamo il suo amore, comprendiamo il suo dono. Vuole guarirci, vuole ridarci le forze, vuole renderci adatti anche alle imprese più forti del regno di Dio. Capire questo, volerlo!

Noi sappiamo che il Signore vuole tanto questa nostra guarigione, vuole tanto darci il frutto del suo sangue che nella Chiesa, in una misericordia infinita, ha istituito un sacramento della misericordia.

Il sacramento della Confessione è una dimostrazione meravigliosa di quanto Lui è buono, di quanto Lui è potente, di quanto Lui vuole donare. Il sacramento, che è donato per le mani di un sacerdote peccatore, è il prodigio inesauribile della sua bontà. Poche parole e un’anima è trasformata.

Dobbiamo capire bene, allora, che cosa spetta a noi, che cosa è dovuto a noi perché veramente avvenga ciò che nessun uomo e nessuna potenza potrebbe fare: purificare e innalzare ai fastigi della grazia divina la nostra anima.

Noi abbiamo bisogno di fede, di tanta fede, perché il sacramento della Confessione non lo vediamo con occhi deformati, perché nel sacramento della Confessione non vediamo un gesto magico che cancella tutto per un rito misterioso. Ma nel sacramento della Confessione noi sappiamo vedere un incontro che si realizza come per il lebbroso, si realizza se c’è fede, se c’è viva fede e nella fede la detestazione del nostro peccato, la volontà di ricuperarci.

“Mosso a compassione stese la mano, lo toccò e gli disse: “lo voglio, guarisci”.

Perché le nostre Confessioni forse non ci portano quello che ci dovrebbero portare? Proprio per questa mancanza di contatto ed è mancanza di fede; mancanza di contatto con la sua croce, viva sensibilità della sua azione di redentore, la disposizione a lasciarlo fare.

Come ci dobbiamo vergognare se dovessimo constatare che troppe volte le nostre Confessioni sono state semplicemente dei gesti e delle parole umane, abborracciati su per sentirci tranquilli, poste così per avere il lasciapassare alla Comunione, ma il nostro cuore è restato freddo, indifferente, chiuso nel suo egoismo, ancora con l’amore del suo peccato.

Chiediamo questa sera quindi una grande fede…

CODICE 78ABO01330N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 12/01/1978 Giovedì
OCCASIONE Omelia
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il Signore ci vuole guarire: la Confessione
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