Eb 10, 19-25; Mc 4, 21-25
Iniziamo stasera l’ottavario di preghiera per l’unità della Chiesa e dobbiamo pregare con molta comprensione e con molta fede, con molta comprensione perché dobbiamo sentire la sofferenza della divisione, che ancora esiste tra i cristiani. Coloro che nel mondo sono battezzati superano il miliardo, ma come sono divisi! Tutti professano la loro fede in Cristo, ma che scandalo per tutto il mondo che i cristiani siano divisi! Dobbiamo sentire una sofferenza, perché la nostra testimonianza di fronte a tutto il mondo viene ad essere tanto compromessa. Divisi, divisi nelle idee, divisi nelle questioni pratiche, divisi perché nemmeno sufficientemente si amano, anzi, anzi, prendono alle volte il pretesto della religione per combattersi. Dobbiamo veramente avere molta comprensione di questo stato di cose, per sentire la nostra responsabilità perché, se siamo divisi, un po’ tutti siamo responsabili. Gesù, chiudendo la sua vita, aveva fatto al Padre un’accorata preghiera, aveva detto: “Padre, che essi siano una sola cosa come tu ed io siamo una sola cosa” (cfr. Gv 17, 11). Aveva posto allora come modello di unità quella che esiste meravigliosamente, di perfezione infinita, nella Trinità. I cristiani tra di loro si devono amare come il Padre ama il Figlio. Dobbiamo capire che questa preghiera di Gesù, per essere realizzata, ha bisogno della nostra collaborazione, ha bisogno del nostro impegno.
Ecco la seconda cosa: la fede. “Pregate il Signore”, diceva recentemente il santo Padre, “Pregate, perché ci doni tanta grazia da superare tutte le divisioni”. Pregare, pregare il Padre celeste, pregare nella grazia dello Spirito Santo, perché possiamo vedere meravigliosamente uniti intorno all’Eucaristia tutti coloro che sono i fedeli, cioè quelli che veramente riconoscono in Gesù la salvezza, riconoscono in Gesù il pontefice eterno che ci unisce a Dio. La nostra fede si deve tradurre così in tutti questi giorni, si deve tradurre particolarmente nella comunione della Messa in questi giorni e sempre, perché nella Messa dobbiamo vedere la grande forza di unità, il grande lievito di trasformazione. Nella Messa riconosciamo i nostri errori, tutti ne abbiamo. Quando parliamo dell’unione dei fratelli separati non diciamo che la colpa sia tutta loro. Riconoscere i nostri errori con umiltà e nel concreto, volere che la Messa ci illumini sempre di più, perché unica è la Parola di Dio che deve guidare tutti, perché nella Messa noi troviamo quella grande grazia che noi chiamiamo di perseveranza, perché ciò che abbiamo iniziato per il bene dei fratelli si continui. E così comprenderemo sempre come Gesù ci vuole uniti e che l’unione non avviene se non con uno sforzo comune. Se tutti pregano, se tutti operano, se tutti invocano, la grazia sarà moltiplicata, nella grazia di Dio si opererà il miracolo dell’unione.
CODICE | 73AHO01331N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/01/1973 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì II settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Unità dei Cristiani |
ARGOMENTI | Unità dei Cristiani |
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