21/01/1988 - Omelia Giovedi II Ord S. Agnese

Eb 7, 25-8,6; Mc 3, 7-12.

“Gli si gettavano addosso per toccarlo”; lo travolgevano per poterlo toccare, perchè toccare Lui era guarire, perché toccare Lui era toccare la vita, era toccare l’amore. Vorrei che fosse così il nostro slancio di vita spirituale, perché troppo spesso siamo pigri, indolenti, faticosi.

Il Signore è per noi; il Signore Risorto ci comunica la potenza della sua grazia, ci comunica lo Spirito, a noi che siamo gli eredi dei martiri.

E oggi ricordiamo una martire, in giovane età, martire nella sua verginità, nella sua purezza, martire nella sua fede.

Noi, eredi dei martiri, dobbiamo capire come si realizza davvero il nostro Cristianesimo. Si realizza proprio così: in un contatto vivo e continuo con Gesù, in un amore fervido, ponendo in Lui tutta la nostra speranza, tutta la ragione del nostro vivere, del nostro lavorare, del nostro soffrire. Porre in Lui ogni nostra attesa.

Cosa aspettiamo dalla vita? Che cosa desideriamo di avere? Quali sono le mete alle quali vogliamo tendere?

Ecco la risposta è proprio qui: Agnese vergine rinuncia alla vita terrena, sceglie il tormento e il fuoco, sceglie la morte, perchè aspettava tutto da Gesù. Non aspettava dal mondo, non aspettava dalle cose del mondo, non aspettava dalle felicità che promette il mondo.

Vorrei che fosse davvero il grande nostro esempio, la grande nostra indicazione, la fortezza della nostra vita, vista così in Dio, vista così nel fare il bene, vista così nel porre in Gesù tutto, tutto il nostro cuore, tutta la nostra aspettativa. Attuiamo questo programma di vita con slancio, con perseveranza, con energia, ponendo in Gesù la nostra vera, quotidiana azione, la nostra quotidiana forma di sofferenza, di impegno, di dovere, di tribolazione.

Tutto in Gesù e tutto per Gesù. Invochiamo da sant’Agnese questa intercessione: che interceda in modo particolare per tutte le nostre ragazze, perché sappiano essere come lei dritte, forti, generose, amando molto il Signore.