26/04/1979 - Omelia Giovedi II Pasqua

Sant’Ilario d’Enza 26/04/1979
Omelia, Giovedì II settimana Tempo Pasqua

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Fermiamoci a meditare su queste parole, sono le parole della gioia grande di Gesù: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”.

Lo abbiamo visto e lo contempliamo nel mistero della Risurrezione. Il Padre ama il Figlio, lo ama e con Lui, nello Spirito Santo, fa un’unica cosa. E la grande rivelazione è proprio qui: che nel Figlio anche noi siamo diventati figli e possiamo, con grande forza, annunciare che il Padre ci ama e ci ha dato in mano ogni cosa, perché ogni cosa è un mezzo di amore, è un mezzo di salvezza e di santità.

E’ il tema della nostra figliolanza di Dio che insistentemente ricorre in questo tempo pasquale e che noi dobbiamo cercare di approfondire sempre di più. Siamo figli di Dio come Gesù, siamo nella grazia sua, siamo da Lui prediletti, nessuna cosa può essere quella che ci toglie la speranza. Tutto, anche il dolore, anche l’angoscia, anche la tribolazione, possono essere mezzi coi quali noi salviamo noi stessi e salviamo gli altri, perché siamo nell’amore di Dio e sappiamo bene che, se il Signore permette qualcosa di contrario, se la nostra vita è tribolata, è tribolata ma ha un senso profondo, ma ha una motivazione grandissima, perché il Padre ci ama. Il Padre ci ama come ha amato Gesù e ha permesso la croce ma in vista della risurrezione e della salvezza.

Dobbiamo perciò ascoltare sempre Gesù quando ci insegna le nostre relazioni col Padre. E’ Lui per primo che ha coinvolto gli apostoli nella preghiera figliale: “Padre nostro che sei nei cieli”. Indubbiamente gli apostoli devono essere stati sconvolti nell’unirsi a Gesù e ripetere le stesse parole sue. Ed è la rivelazione che poi proclameranno in tutta la loro esistenza: Dio è Padre, Dio ci ama, Dio vuole da noi quello che si vuole da un figlio, ci tiene pronto il suo regno perché la sua gioia deve diventare in eterno la nostra gioia.

Allarghiamo quindi sempre il nostro cuore a un sentimento grande e sereno di gioia. Tutte le volte che diciamo il Padre nostro diciamolo con soavità, con confidenza, con umiltà, con santo ardire. Andiamo al padre sicuri che Lui ci ascolta, sicuri che Lui ci ama. Quindi mettiamo nella nostra vita la preghiera perché mettiamo nella nostra vita la forza, mettiamo nella nostra vita il coraggio. Molte volte ci manca il coraggio proprio perché ci è venuta a mancare questa preghiera figliale dalla quale possiamo ottenere ogni cosa. “Non avete chiesto nulla in mio nome: chiedete ed otterrete”: sono parole di Gesù, “Chiedete ed otterrete perché la vostra gioia sia completa”.

Ed è ancora l’annuncio che dobbiamo dare agli altri, in un mondo sconvolto dall’odio, in un mondo di violenza e di tristezza dobbiamo annunciare il vangelo che essenzialmente sta proprio qui: Dio è Padre, Dio ci ama, noi, tutti noi, dobbiamo sentirci figli di Dio e amarci. La vita è santa, la vita è degna perché è la vita dei figli di Dio, di quei figli che devono sapersi comprendere ed aiutare e andare insieme sicuri davanti al Padre.

Sia questa la nostra meditazione e traduciamola in questo tempo pasquale in una preghiera sempre più confidente e sempre più viva: la nostra preghiera di fede che diventa progressivamente una preghiera di pienezza d’amore.

CODICE 79DRO01361N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 26/04/1979
OCCASIONE Omelia, Giovedì II settimana Tempo Pasqua
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il Padre ci ama: la nostra preghiera di fede e d’amore
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