03/03/1983 - Omelia Giovedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1983
Omelia, Giovedì II settimana Tempo Quaresima

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Ger 17,5-10; Lc 16,19-31

“Neanche se uno risuscitasse dai morti, sarebbero persuasi”.

Chi non ascolta la parola di Dio, si prepara un abisso. Dio dà una parola che è vita, lo sappiamo, il peccato è morte. Dice l’apostolo san Paolo: “Attraverso il peccato è venuta la morte”. Sì, questa morte è la morte eterna, perché l’inferno non è che il peccato in uno stato di termine. Il peccato, se non è rifiutato, se non è pianto, diventa l’inferno, diventa l’inferno perché il peccato è non riconoscere Dio, non riconoscere la Sua grandezza, non obbedire ai suoi comandi. L’inferno è Dio che non riconosce più la Sua creatura. Come un artista rifiuta la sua opera deformata, così Dio che è partito nel Suo mirabile amore: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, Dio deve rifiutare la Sua opera deformata, avvilita. L’uomo fatto per essere un angelo, ritorna con il marchio della bestialità. L’uomo fatto per la verità, viene pieno di menzogna. L’uomo fatto per l’amore, viene pieno di odio.

Dice Lazzaro: “Dammi da mangiare”, ma il ricco non lo dà, non riconosce nel povero il suo fratello. Ecco, l’inferno è proprio Dio che vendica, di una vendetta eterna, questo rifiuto delle Sue creature, fatte a Sua immagine, fatte con il Suo segno. Ecco l’inferno.

Ci sono molti che si scandalizzano dell’inferno, si scandalizzano perché non capiscono che l’amore non è una debolezza, l’amore è una forza e, tanto più grande è un amore, tanto più è una forza e chi si oppone a una forza di sua volontà, è schiacciato. Perché, ricordiamolo sempre, l’inferno non è che per quelli che lo vogliono. Dio fa di tutto, tutta una vita, tutto il Suo sangue, tutte le Sue grazie. Come possiamo narrare di ogni anima, ciò che Dio fa nell’intimo, con il rimorso, con l’ispirazione. Si dice che Dio perseguita un’anima, perché la vuole, perché è costata tutto il sangue di Suo figlio. Chi rifiuta l’amore cade nell’odio, in quell’odio terribile che è la lontananza, la fuga da Dio, la fuga per sempre da Lui e Lui, che è l’oceano infinito di ogni bene, se manca, è un tormento orrendo. “Certo – dice Lazzaro- (Lazzaro è colui che ha servito Dio) – Ho fiducia nel Signore” e la sua fiducia è la gioia eterna.

Passa presto questa vita, passa presto questo nostro tormentarci, ma dopo c’è la pace. Invece il ricco: “Questa fiamma mi tortura”; un fuoco, un fuoco non certo quello della terra, un fuoco terribile.

Fermiamoci, ma riflettiamo a lungo. L’inferno è una verità di fede, l’inferno può diventare una realtà per noi. Sta a noi trionfarne. Sta a noi non caderci, sta a noi vivere nell’amore, accettare tutto l’amore che ci viene quotidianamente da Gesù, dal crocefisso, dalla Sua Eucarestia.

Vivere nell’amore per trionfare nell’amore, vivere nell’amore per sorpassare il grido delle passioni, la schiavitù dell’istinto.

Pensiamo: quanto è terribile l’inferno! Dice sant’Agostino: “Non sono dei vivi, non sono dei morti, sono sempre dei moribondi”. Vivere sempre in un’agonia terribile. Noi vogliamo invece vivere nella gioia più bella, più grande. È la gioia della comunione con Gesù e della comunione con i nostri fratelli. Un amore fervido, grande, che diventa eterno.

CODICE 83C2Q01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1983
OCCASIONE Omelia, Giovedì II settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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