15/03/1979 - Omelia Giovedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1979
Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima

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Ger 17,5-10; Lc 16,19-31

Il testo del Vangelo stasera ci urge su un problema, il più grave e il più terribile, sul problema di fallire la vita e perciò di fallire l’eternità. Il problema non è in quella che è la condizione umana, anche se sotto un punto di vista anche lui è un problema. Il problema è il senso, la realtà della vita. La vita vale in quanto realizza, la vita vale in quanto ci prepara al futuro. Avete sentito cosa ha detto Gesù, non l’ha detto un altro, l’ha detto Gesù, il Figlio di Dio. Ha parlato di due condizioni umane: una apparentemente felice e riuscita, l’altra apparentemente disgraziata e tragica. Ma Gesù dice che al termine della vita si cambia pagina e uno è giudicato secondo la sua onestà, secondo quanto ha fatto la volontà di Dio, quanto lo ha amato e ha amato il prossimo. Allora c’è la giustizia, si compie la giustizia, per cui chi ha fatto bene raccoglie bene, chi ha fatto male raccoglie male. E giudica Dio, Dio la cui sapienza è infinita, Dio la cui giustizia arriva fino in fondo. E ognuno di noi deve perciò fare l’esame di coscienza e nessuno di noi può essere sicuro e nessuno di noi può dire: “Io sono a posto”. Ognuno di noi deve rivedere, secondo l’espressione usata da Gesù, deve rivedere “i conti”, perché non basta che uno grossolanamente dica: “Io vado bene. In coscienza mi sento tranquillo”. Certamente no. La coscienza può tranquillizzare quando è una coscienza retta, illuminata, una coscienza veramente sicura. È proprio su questo che noi dobbiamo temere: temere d’arrivare in fondo alla vita ed aver sbagliato, d’arrivare in fondo alla vita e di dire: “La mia anima si salverà?”. I giudizi di Dio non sono come i giudizi degli uomini, e i criteri di Dio non sono come i nostri. Avete sentito cosa diceva Lazzaro: “Manda uno perché ammonisca i miei fratelli”. “No”, dice Abramo, “se non credono, neanche crederebbero a un morto risuscitato”. Non è lì, non è nello straordinario, nel miracoloso che dobbiamo cercare il criterio. È nella Parola di Dio. Nella Parola di Dio contenuta nella Bibbia. È nella Parola di Dio dunque dove dobbiamo trovare la nostra misura. Confrontarci non con la parola degli uomini, ma con la Parola di Dio, con le Dieci Parole, in particolare, quelle che per questo sono chiamate Decalogo. Confrontarci con i dieci comandamenti, perché è così che avremo la risposta di che cosa noi possiamo essere sicuri e di che cosa invece davanti a Dio dobbiamo cambiare.

CODICE 79CEQ01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 15/03/1979
OCCASIONE Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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