Ger 17,5-10; Lc 16,19-31
La Parola del Signore deve restarci profondamente impressa nel cuore. Perché il ricco è stato sepolto nell’Inferno? Perché Lazzaro è stato trasportato in Paradiso? Perché? Perché il ricco era un egoista e pensava solo a sé, perché il ricco strumentalizzava tutto e non si curava di nessuno, Lazzaro invece accettava i suoi mali e costituiva così la sua vita nella bontà.
Noi dobbiamo stare dunque molto attenti, perché la radice di tutti i peccati sta proprio nell’egoismo, in quell’egoismo di cui, purtroppo, tutti siamo impastati. Lo sappiamo, l’uomo nasce egoista, nasce istintivamente così per sé, escludendo gli altri e cercando di sopraffare gli altri. Ecco interviene la retta ragione, interviene la fede. L’egoismo va combattuto, va combattuto perché è un disordine e una fonte di disordine. Va combattuto perché il Signore, che è amore, ci chiama a realizzare come risultato della nostra vita un grande amore a Lui e al prossimo. Il Signore, anzi, vedrà la prova dell’amore a Lui nell’esercizio dell’amore del prossimo. Noi dobbiamo allora interrogarci sul lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo in ordine all’egoismo, perché, se anche ci circondassimo di tante belle forme di devozione, ma non combattessimo alla radice il nostro egoismo, noi non faremmo certo un lavoro proficuo, l’egoismo che ha molte forme, che si manifesta in molti modi, ma che è sempre sostanzialmente lo stesso: pensare solo a sé, pensare disordinatamente a sé, pensare a sé in un modo sbagliato, volendo ancora disinteressarsi del bene degli altri e adoperare gli altri per i propri fini di profitto, comunque di piacere. L’egoismo va combattuto con energia, perché se così è inserito in noi, se così ci prende, se le sue manifestazioni sono multiformi, se il lavoro non è tenace, profondo, se non è un lavoro che sempre noi poniamo nell’ordine della grazia, certo noi non riusciamo.
Man mano che vinciamo l’egoismo, allora entra nella nostra anima la generosità, una bontà aperta, una bontà autentica che sa trovare la propria gioia nel dare più che nel ricevere, che sa dare agli altri anche con sacrificio, che sa riconoscere negli altri le creature di Dio, i figli di Dio, le immagini di Cristo.
Renderci generosi, renderci sempre generosi, renderci lietamente generosi. Noi ricordiamo quello che dice l’Apostolo, che dice che “Dio ama coloro che danno con gioia” (2 Cor 9, 7).
Crearci, durante questa Quaresima, questo spirito di vera carità è conquistare nello stesso tempo una grande libertà di spirito, una grande serenità di vita, perché non è, anche su questa terra, non è nell’egoismo la felicità, è nel saper dare, perché sapendo dare abbiamo vicino a noi Dio, le sue consolazioni e le sue provvidenze.
Perciò proponiamoci di essere ben fedeli in questa conquista, perché ognuno di noi troverà di avere ancora dei passi da fare, molti passi da fare e questi passi saranno indubbiamente una conquista di questa nostra Quaresima, veramente benedetta da Dio.
CODICE | 78BOQ01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 23/02/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Libertà di spirito: vincere l’egoismo |
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