21/04/1988 - Omelia Giovedi III Pasqua

At 8, 26-40; Gv 6, 44-51.

In questo tempo pasquale dobbiamo meditare insistentemente su quanto ci ha detto il Signore: Lui è il «Pane di vita» e “chi crede ha la vita eterna”. Il trionfo di chi crede, il trionfo di chi confida.

La tentazione è sempre pronta: la tentazione dell’avvilimento, la tentazione della paura, la tentazione dello smarrimento, la tentazione di invidiare coloro che sfacciatamente operano il male.

Dobbiamo essere forti; dobbiamo essere consci della nostra fortezza, se siamo persuasi a unirci a Gesù.

L’Eucaristia è lì per noi, è lì in comunicazione continua per noi, in comunicazione d’amore. In comunione con Gesù la nostra vita spirituale sboccia e si afferma. Non lasciamoci ingannare; sarebbe un peccato il lasciarci intimidire. Si chiama «peccato della pusillanimità», del considerarsi deboli, piccoli, senza sostegno.

Il Signore è con noi, ce lo assicura! Ci assicura che le nostre opere buone non valgono solo per il tempo, valgono per l’eternità, perchè è il Signore la nostra vera sorgente, la sorgente della vita.

Impariamo allora a vedere nella santa Eucaristia il nostro sostegno, la nostra crescita, la nostra vittoria.

L’Eucaristia è proprio il mistero del Signore che perpetua l’azione meravigliosa del suo sacrificio. Risorto, ci dà i frutti della croce; risorto è per noi totalmente, è per ognuno di noi, è per ognuna delle anime nostre. E i nostri problemi sono visti da Lui; non sono problemi che restano semplicemente come un tormento, nel fondo del nostro cuore.

Uniamoci a Lui, uniamoci spesso a Lui, uniamoci a Lui nella Messa, uniamoci a Lui nella Comunione, uniamoci a Lui nell’essere vicini e nell’adorarlo nel tabernacolo.

Il nostro sforzo deve essere sforzo di fiducia e di amore; il nostro sforzo deve essere per una vera nostra vittoria, la vittoria che partecipa della vittoria di Gesù, che partecipa della gioia di Gesù, che partecipa certamente dell’opera di redenzione di Gesù.