10/05/1979 - Omelia Giovedi IV Pasqua

Sant’Ilario d’Enza 10/05/1979
Omelia, Giovedì IV settimana Tempo Pasqua

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Anche in questa liturgia il Signore Gesù sottolinea per noi il preciso dovere e, nello stesso tempo, la grande gloria di seguirlo, di fare come ha fatto Lui.

Nella storia dell’umanità, noi lo sappiamo, quanti maestri si sono levati, quanti hanno prescritto agli uomini determinati precetti, quanti hanno detto: “Camminate per questa strada”. Eppure ritorna la parola di Gesù che uno solo è il Pastore buono, gli altri non lo sono, perché l’uomo non salva l’uomo, perché l’uomo non può essere maestro di un altro uomo, perché il problema della salvezza è un problema che all’uomo può arrivare solo da Dio, e Cristo è Dio.

Il senso della nostra esistenza, il valore del nostro operato, i legami validi da porre con gli altri, devono unicamente procedere da chi è il vero Maestro degli uomini, da chi ha insegnato prima con la vita e poi con le parole, da Colui che non solo ha indicato che cosa si deve fare, ma ha ottenuto la forza, la dignità per fare quello che è precettato.

E’ solo dal sacrificio di Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, che ci ha amato e ha lavato le nostre colpe nel suo sangue, è solo da Lui che viene all’uomo la vera ricchezza, la vera speranza che non delude mai, la speranza che la vita presente è solo un episodio di vita, che dopo questo episodio vi è una vita che non finisce mai, che è eterna, che dopo questo episodio noi mieteremo secondo quello che abbiamo seminato e chi semina nel bene mieterà bene e chi semina male mieterà male.

Restano le parole di Cristo sulle quali dobbiamo sempre porre la nostra riflessione: “venite benedetti dal Padre mio”: è la parola per quelli che hanno saputo seminare; poi c’è l’altra parola, l’altra terribile parole: “Andate maledetti nel fuoco eterno”.

Con quanta umiltà, con quanta consapevolezza, con quanta energia dobbiamo condurre la nostra vita! Umiltà ubbidendo a Dio, consapevolezza, maturando nella nostra coscienza le cose vere da operare con amore, con quanta trepidazione, perché l’uomo deve sapersi giudicare secondo la parola del vangelo: “Se tu ti giudicherai non sarai giudicato, ma se tu non ti condannerai sarai condannato”.

Restiamo dunque questa sera pensando all’eternità, dove coloro che ci hanno preceduto col segno della fede e dormono il sonno della pace sono nella ricompensa che Dio dà loro, restiamo nel pensiero che ogni giorno dev’essere accolto da noi con responsabilità piena e con un senso grande di fede. Ogni giorno più fede perché ogni giorno più amore.

CODICE 79E9O01363N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 10/05/1979
OCCASIONE Omelia, Giovedì IV settimana Tempo Pasqua
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Cristo è l’unico che dà senso alla vita
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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