17/03/1983 - Omelia Giovedi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 17/03/1983
Omelia, Giovedì IV settimana Tempo Quaresima

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Es 32,7-14; Gv 5,31-47

Le parole da Gesù dette allora, sono parole anche per noi, sono parole che ci devono fare arrossire, perché sono molte le parole Sue che noi riceviamo, le riceviamo, ma sono come l’acqua che scivola sulla roccia e la roccia resta compatta. Siamo come un ciottolo che da secoli resta nell’acqua ma se si spacca, dentro è asciutto, perché la parola di Gesù deve non solamente essere nelle nostre orecchie, deve scendere nel cuore perché è il cuore che ha bisogno di essere trasformato, è il cuore nostro. “Questo popolo – dice la Scrittura – mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da noi”. È lontano da noi, cioè dal Padre, dal Figlio, dallo Spirito Santo. È lontano.

In ogni Messa, prima di ricevere l’Eucarestia, abbiamo la liturgia della parola. La Chiesa annuncia solennemente la Sua parola, la sua mirabile parola. Tutte le volte. L’annuncia e l’annuncia con forza. Noi abbiamo un tesoro, perché, quando la parola di Dio è annunciata nella liturgia, porta con sé una particolare grazia di illuminazione e di apprendimento. Ma se noi, distratti e svogliati, la riceviamo appena e poi non la meditiamo e torniamo a immergerci nelle futilità terrene, la parola non produce frutto.

Oh, vogliamo riflettere sulla nostra precisa responsabilità: Quaresima è tempo di riflessione, è tempo di approfondimento. Bisogna dare il nostro cuore a Dio, bisogna darlo tutto, ma voi – dice ancora la Scrittura – cavatevi il cuore di pietra e abbiate un cuore sensibile, pronto, sapendo che la parola di Dio ha una mirabile forza. È la parola di Dio che trasforma, è la parola di Dio che crea. Vogliamo allora compiere questo proposito: partecipare con viva sensibilità e con viva attenzione alla Liturgia della Parola, soprattutto alla domenica e applicare questa parola alla nostra vita e restare in comunicazione e in dipendenza dallo Spirito Santo. Tutto quello che si impara nella vita ha il suo senso nella parola di Dio. Niente varrebbe sapere molte cose, andare a scuola, fare molte opere, se tutto resta così qualche cosa di umano.

Tutto deve essere illuminato, tutto deve essere guidato, tutto deve essere posto nella parola di Dio per essere, come diceva Gesù di Giovanni Battista, “una lampada che arde e risplende”. Risplende perché arde. Bisogna che il nostro cuore bruci di amore di Dio e allora tante cose mirabili il Signore farà attraverso di noi.

CODICE 83CGQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 17/03/1983
OCCASIONE Omelia, Giovedì IV settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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