Es 32,7-14; Gv 5,31-47
Giovanni ha reso testimonianza alla verità. Vogliamo meditare su questo esempio del Precursore, perché ogni cristiano è chiamato a dare testimonianza alla verità. Per dare testimonianza bisogna possedere la verità, bisogna amarla, bisogna servirla. Non si può in un’altra maniera, perché se manchiamo di sincerità, manchiamo di coerenza, manchiamo di rettitudine. La nostra vita dice ben diverso da quella che è la nostra fede e la nostra convinzione. Per arrivare ad essere sinceri bisogna progredire nella vera conoscenza di Dio, nella quale possiamo trovare tutto. Man mano che conosciamo Dio impariamo a conoscere veramente noi stessi, perché il Signore ci illumina e il paragone tra noi e Lui risulta molto chiaro ed evidente. È una cognizione allora di noi stessi che non ci umilia, che non ci avvilisce, che non ci angoscia. È una cognizione che, se ci fa piangere sulle nostre miserie e i nostri peccati, lascia nell’anima la pace, perché è proprio dello Spirito di Dio lasciare la pace ed è lo Spirito Santo che ci dà la vera cognizione del Padre, la vera cognizione di Gesù e in questo specchio ci fa vedere noi stessi e quello che abbiamo fatto e quello che dobbiamo fare ogni giorno. Ecco perché dobbiamo impegnarci. È nella dinamica di questa nostra quaresima insistere sempre in questa vera cognizione nello Spirito Santo. Come potremmo del resto correggerci? Come potremmo dare finalmente gloria a Dio? Come potremmo essere coerenti e logici con gli altri se non in questo modo? Impariamo ad essere molto, molto logici, a prendere le cose in quella luce di fede che il Signore dà a tutte le anime che la cercano. Imparare a progredire vuol dire imparare ad essere assolutamente sinceri con noi stessi, non volendo che ci siano falsità, che nascondano la nostra vera fisionomia, non volendo anche di fronte agli altri assumere degli atteggiamenti ipocriti. Amare la verità. Dare testimonianza alla verità. Deve essere un nostro sforzo continuo. Essere come ci vuole Gesù a sua imitazione. Così come la nostra stessa vita eucaristica la sollecita. L’Eucarestia non è forse la nostra comunione con Gesù? Non è forse l’Eucarestia la nostra disponibilità al sacrificio, la nostra disponibilità a continuare l’opera del Signore? Non è forse nella messa che sentiamo più insistente la sua volontà di unirsi a noi? Ma come si può unire la verità con la bugia? Come si può unire l’amore con l’egoismo? Come si fa a unire ciò che c’è più di mirabile con quello che noi porteremmo di bugia, di fariseismo sistematico? Oh! Gesù ha accettato di unirsi con noi se siamo peccatori pentiti, se viviamo la nostra umiltà perché umiltà è sincerità, se noi vogliamo ogni giorno progredire nella vera cognizione di noi stessi per dare sempre più gloria, quella gloria che si aspetta da un cuore sincero.
CODICE | 79CUQ01343N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 29/03/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì IV Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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