Es 32,7-14; Gv 5,31-47
“Egli era una lampada che arde e risplende”. Il grande elogio che Gesù fa di Giovanni Battista ci richiama una nostra precisa responsabilità, alla responsabilità che Gesù ci ha detto chiaramente: “Voi dovete essere la luce del mondo, voi dovete essere il sale della terra”. Un cristiano ha ricevuto cose preziose, cose meravigliosamente grandi. Le ha ricevute da Gesù che si è offerto, che si è sacrificato per darcele. Ha ricevuto cose grandi per arricchirsi e per arricchire. Il problema dell’evangelizzazione è un problema che tocca tutta la Chiesa. Non tocca solo alcuni. Non tocca solo la gerarchia della Chiesa o i sacerdoti. Tocca tutti. perché tutti devono essere una lampada che fa luce chiara e splendida. Devono essere un fuoco a cui ci si può avvicinare per scaldarsi. Il problema dell’evangelizzazione purtroppo è scarsamente sentito. Ognuno non ha appreso bene cosa vuol dire essere cristiani. Essere cristiano vuol dire pensare come la pensa Cristo, agire come agisce Cristo, compiere la missione come l'ha compiuta Cristo. Non basta allora credere solo per sé. Non basta compiere i precetti per sé, perché il secondo precetto è simile al primo: dobbiamo dare agli altri. Il nostro impegno non è un impegno ogni tanto. L’evangelizzazione è un continuo. Un cristiano, per essere veramente tale, ogni giorno, ogni giorno deve evangelizzare, cioè deve trasmettere quello che il Signore gli ha posto nel cuore. Deve trasmettere le idee di Gesù, deve trasmettere l’amore di Gesù, deve poter indicare con l’esempio e con tutto quello che è in suo possesso , che l’unica vita degna di essere vissuta è quella che ci ha indicato il Signore. Ogni giorno. Pensiamo bene. Perché altrimenti è un giorno perduto. Ogni giorno. Ogni giorno dobbiamo evangelizzare con la parola. Ogni giorno dobbiamo evangelizzare con la preghiera. Ogni giorno dobbiamo evangelizzare unendo le nostre cose, i nostri sacrifici a quelli di Gesù. Ogni giorno dobbiamo stare uniti agli altri perché l’evangelizzazione non è solo un’azione individuale, è un’azione di Chiesa, è una missione che abbiamo essendo Chiesa. E il nostro collegamento con gli altri nell’evangelizzazione è sommamente necessario. Evangelizzare. E se il cristiano non lo fa, manca al suo dovere, manca a un suo preciso obbligo. Pensiamoci bene. Tutti, tutti: il ragazzo deve portare Gesù al ragazzo, il giovane al giovane, l'adulto agli adulti; ma tutti tesi a un unico scopo, a un unico perché: diffondere la luce e l’amore di Cristo. Certo non è per noi che Cristo riceve la sua testimonianza essenziale. Abbiamo letto, la sua testimonianza essenziale la prende dal Padre, ma anche noi siamo chiamati a dargli onore, ad essere la sua lode. Anche noi dobbiamo pensare alla preziosità di queste anime che redente dal sangue di Cristo vanno verso la perdizione. Il Vangelo è fermo per colpa dei cristiani. Il Vangelo non è abbastanza conosciuto ed amato per colpa di noi cristiani. Ecco, l’invito che è giusto meditare in questa quaresima: l’invito ad essere sempre degli evangelizzatori, degli apostoli, in una qualsiasi forma, quella che riteniamo più adatta in quel momento, ma dobbiamo sempre questa responsabilità averla davanti a noi. Un’indicazione precisa, un obbligo, una gloria, un merito.
CODICE | 77CPQ013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 24/03/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì IV Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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