“Questo è il primo comandamento e il secondo è simile ad esso”.
Amare Dio, amarlo perché è degno solamente d’amore, amarlo perché si è chinato su di noi e ci ha creati simili a Lui, cioè simili per la nostra intelligenza che conosce la verità, simili per la nostra capacità di amare.
Egli ci ha resi capaci dell’amore e l’amore si sprigiona dal nostro cuore, l’amore fa parte del nostro esistere di uomini,. L’amore deve essere rivolto prima di tutto a Lui e poi a coloro che sono in Lui, che sono venuti da Lui. Ed è tanto, ed è una meraviglia.
Ma noi sappiamo che questa meraviglia è stata superata da una meraviglia immensamente più grande: Dio ci ha fatti suoi figli, Dio, per i meriti del mistero pasquale di Gesù, ci ha uniti a se’, ci ha chiamato e siamo veramente suoi figli e ha diffuso nei nostri cuori il suo stesso amore perché ci ha dato lo Spirito. Così noi siamo chiamati a un amore soprannaturale, noi dobbiamo amare Dio a somiglianza dell’amore con cui Lui ama se stesso, noi dobbiamo amare Dio e partecipare nello Spirito Santo al suo amore verso tutte le sue creature.
Ed ecco il secondo comandamento: l’amore del prossimo. Noi dobbiamo amare gli altri non per loro stessi, ma dobbiamo amarli nell’amore di Dio. Ecco perché allora tutte le cose umane non contano e tutte le cose umane devono essere superate. Noi dobbiamo amare col cuore stesso di Cristo, noi dobbiamo saper ascoltare il suo comando: “Amatevi come Io vi ho amati”.
Ed è sempre su questo amore che noi ci dobbiamo interrogare, è sempre su questo amore che noi dobbiamo verificare la nostra fame e sete di giustizia.
Essere cristiani non è compiere determinate cose, essere cristiani è soprattutto amare facendo la volontà di Dio, sempre, in ogni circostanza, gioiosamente.
Ed entrati nel suo amore comprendiamo come allora l’amore verso il prossimo non è diverso dall’amore col quale ci uniamo a Dio.
Un gruppo questa sera vuole sottolineare questa scoperta che ha fatto nel suo lavoro di quest’anno, ha scoperto come sia importante l’amore verso gli altri, ha scoperto che l’amore verso gli altri dev’essere una dimensione completa della vita cristiana, ha capito che questo amore che si rivolge ai vicini si chiama amicizia, un’amicizia serena e limpida che parte da Dio e vuol condurre a Dio, un’amicizia che vuol essere scelta di cose e di ideali, che vuol essere aiuto vicendevole, che vuol essere impegno a una comune santità di vita; ha scoperto che il loro amore e la loro amicizia non si può terminare in loro stessi. Vogliono fare una grande amicizia per aprirsi agli altri, soprattutto ai più bisognosi e ai più lontani, perché capiscono che lo Spirito Santo ha riempito il mondo e, amando nello Spirito Santo, vogliono arrivare al mondo e vogliono che la loro amicizia sia strumento di apertura e di evangelizzazione. Vogliono che la loro amicizia sia così veramente segnata da fatti, non chiudendosi nelle parole e nei gesti belli.
L’amore è fare la volontà di Dio e la volontà di Dio è significata da tutta la varietà di cose che, presentata a noi, dobbiamo accogliere.
Noi vogliamo invocare la grazia del Signore perché nell’intercessione della beata Vergine avvenga questo, avvenga con pienezza questo: hanno scoperto la validità dell’amicizia, particolarmente nella devozione alla Madonna nel vivere l’idea centrale del gruppo e attorno alla Madonna si riuniscono per proclamare la loro amicizia, per invocarla grande e per invocare che questa amicizia sia veramente di fatti, di opere, d’impegno.
CODICE | 79F6O01338N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 07/06/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì IX settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Amore a Dio e amore al prossimo: l’amicizia |
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