03/04/1975 - Omelia Giovedi Ottava Pasqua

Sant’Ilario d’Enza, 03/04/1975
Omelia, Giovedì fra l’Ottava Tempo Pasqua

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At 3, 11-26; Lc 24, 35-48

“Apparve in mezzo a loro e disse: pace a voi”. È il saluto pasquale, è il frutto della Risurrezione, è il regalo che Gesù fa ai suoi. Ed è questa sua parola una parola che ritorna nei secoli, che ripetiamo continuamente nella Liturgia: pace. E Gesù aveva già spiegato e aveva detto: la pace che io vi do non è come quella del mondo.

Vorrei che cercassimo di capirne un po’ di questa pace, di capirne intanto il grande valore. Se è frutto della risurrezione, se è dono di Gesù, è una grande nostra ricchezza. Non è la pace del mondo, ma è una comunicazione che Gesù fa ai suoi, è una comunicazione alla quale noi, non solo possiamo, ma dobbiamo partecipare perché possediamo ancora Cristo, Cristo risorto, Cristo che è presente nelle nostre assemblee liturgiche. La pace, intesa dunque da Gesù e da Gesù trasmessa, è la gioia profonda dell’anima, è la serenità, è la consapevolezza di essere nel giusto. In fondo possiede la pace chi sa che cosa è, che possiede quello che vuole, che sa dove va e sa, ahimè sappiamo bene, chi siamo noi. Siamo suoi, siamo di Gesù. “Voi”, dirà Paolo, “siete membra del suo corpo”. Sappiamo allora che possediamo tutto possedendo Gesù, che Gesù è la nostra incalcolabile ricchezza, che in lui noi abbiamo tutto. Proclamerà sempre san Paolo che “suo è l’universo” ed è vero, quando uno è con Gesù ha tutto, non gli manca nulla. Non è la povertà materiale che spaventa, non è nemmeno la persecuzione, non sono le croci. Chi possiede Gesù, possiede la vita eterna e la vita eterna già ha il suo inizio in noi. E uno che possiede Gesù sa dove va, secondo quelle parole: “Dove sono io, voglio che sia anche il mio discepolo. Vi vado a preparare un posto. Nella casa del Padre mio sono molte le mansioni. Se non fosse così ve l’avrei detto”.

Ognuno di noi ha la garanzia di andare in Paradiso. Ognuno di noi ha la sicurezza di essere sorretto in questo cammino. La speranza cristiana ci fa vedere come oggetto Dio e ci dice ancora che la nostra serenità è sulla sua Parola, è sulla sua promessa ( noi possediamo Gesù risorto ) che risorgerà anche il nostro corpo mortale. Sono i grandi motivi della gioia, che ognuno di noi poi nella sua meditazione deve cercare di enucleare e di possedere praticamente, perché abbiamo bisogno di gioia, perché abbiamo bisogno di sentire questa gioia, di vivere di questa certezza; abbiamo bisogno che la nostra fede sia profonda e che la nostra speranza sia sempre vivace, altrimenti le false gioie del mondo, altrimenti i piaceri del peccato possono piegare la nostra debolezza, possono farci tornare indietro dalla via del bene. È una scelta che abbiamo fatto, ma è una scelta che continuamente dobbiamo rinnovare: o la gioia di Gesù, o questa gioia pasquale perenne, o le altre cose, quelle cose che sappiamo bene che sono menzogne perché vengono, come ha detto Gesù, dal padre della menzogna.

Sicché ci dobbiamo interrogare come viviamo la nostra gioia pasquale, ci dobbiamo interrogare come accresciamo questa gioia pasquale. In ultima analisi ci dobbiamo interrogare con quanta fede percepiamo Gesù risorto in mezzo a noi, come accogliamo la sua pace, come cerchiamo di viverla.

CODICE 75D2O01360N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03/04/1975
OCCASIONE Omelia, Giovedì fra l’Ottava Tempo Pasqua
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La pace donata da Gesù
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