Di fronte al dolore e alla morte c’è una sola risposta: è la risposta della fede.
La vita presente ha un senso solo se si pensa alla vita futura, all’eternità, a Dio. Senza Dio tutte le altre cose perdono di significato. Perché soffrire, perché soffrire tanto? Perché morire? Perché questa divisione della morte?
La fede ci dice allora che Dio è l’oceano infinito della vita, è l’oceano infinito della gioia, che non ci ha creato per il dolore e non ci ha creato per la morte. Ci ha creato. È il peccato che ha portato nel mondo il dolore, è il peccato che ha dato alla vita presente il travaglio.
Gesù, Signore nostro, ci ha insegnato come la vita è tempo di semina. Bisogna seminare molto, bisogna seminare tanto, perché nell’eternità si raccoglie.
Sono beati coloro che hanno fatto delle opere buone, che hanno realizzato una vita di bontà, una vita di comprensione. Una vita anche se umile diventa così una vita preziosa.
Noi ci inchiniamo davanti alla vita del nostro fratello e gli auguriamo che le sue opere buone siano trasformate da Dio in gloria, in benedizione per i suoi cari.
Lo svolgimento della vita diventa prezioso. Dio è misericordia infinita, il suo amore non conosce termini. Dio sa capire le nostre difficoltà, sa anche capire le nostre cadute. Dobbiamo solo guardare a Lui, amore misericordioso, per poterci rasserenare e avere tanta speranza.
In questa speranza, in questa generosità, in questo impegno, offriamo al Signore la preghiera per il nostro defunto, offriamo a Dio una solidarietà che nella preghiera trova la sua migliore espressione.
CODICE | 86D2O0136OF |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 03/04/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì Ottava Pasqua − Funerale |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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