08/04/1982 - Omelia Giovedi Santo

Sant'Ilario d'Enza, 08/04/1982
Omelia, Giovedì Santo Cena del Signore

Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

Siamo riuniti per celebrare la Cena del Signore, per meditare tanto dono e tanto amore. L’Eucaristia Gesù l’ha posta allora come profezia della sua Passione e della sua Morte, per i secoli come il memoriale, quel memoriale che ci avrebbe fatto sentire realmente il palpito del suo Cuore, del suo Cuore che ha voluto la nostra salvezza.

L’Eucaristia è il mistero della salvezza. Il Signore ha voluto essere presente ad ogni generazione cristiana, ad ogni uomo cristiano; ha voluto inserirsi nella storia di ognuno, ha voluto che noi Lo avessimo ben vicino, Lo avessimo come Redentore e come Amico, come guida e come conforto. E ha voluto nell’Eucaristia venire a noi come il pane, il Pane vivo disceso dal cielo. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita e io lo resusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54).

Chi aderisce all’Eucaristia aderisce al Cuore di Cristo e la vita di Gesù, il suo sacrificio, il suo amore passano in noi, finché il cristiano può esclamare: “Non sono più io che vivo: è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20).

Quanta riconoscenza deve ardere nel nostro animo! Quanta volontà di corrispondere! Quanta gioia che deve maturare nei frutti delle buone opere, perché la Comunione è cibo, è forza! La Comunione ci nutre per il Regno, ci nutre per l’amore vicendevole, perché il Signore dall’Eucaristia irradia in tutti gli animi, in tutta la Chiesa. E’ l’Eucaristia che fa la Chiesa. E’ attorno all’Eucaristia dove comprendiamo bene la nostra fraternità, dove comprendiamo come dobbiamo amarci e superare le mutue divisioni e collocarci su un piano di collaborazione.

Collaborare con Gesù alla salvezza di tutti gli uomini vicini e lontani, di tutti gli uomini che hanno solo una carenza fondamentale: la carenza di Lui, della sua grazia, del suo amore.

Il ringraziamento a Gesù si traduce allora in un fervore di opere, in un fervore di dono, in un fervore di apostolato e di bene. L’amore a Gesù ci rende veramente sue membra attive, forti, pronti sempre anche al sacrificio, quando il regno di Dio lo esige.

Gratitudine per l’Eucaristia, gratitudine perché ha voluto questo dono così perenne, così facile. Ed ecco perché, proprio per l’Eucaristia, ha dato ad alcuni uomini, i sacerdoti, il potere di chiamarlo nell’Eucaristia, di renderlo presente, di essere strumenti di sacrificio, del suo sacrificio.

Il dono dell’Eucaristia, il dono del sacerdozio, il dono allora di una presenza meravigliosa del Salvatore che ci vuole tutti suoi, che ci vuole completamente suoi, che ci vuole partecipi della sua carità e della sua missione.

E questa sera non possiamo non terminare con un esame di coscienza, per vedere come sono le nostre Messe, come sono le nostre Comunioni, se svogliate, se indifferenti, se chiuse nel nostro egoismo, se alle Comunioni portiamo un cuore generoso e fervido, se sempre Lo riceviamo con quell’amore che possiamo torchiare dai nostri cuori, se le nostre Comunioni diventano proprio il punto focale di tutta la nostra vita, di tutta la nostra attività. Alla Messa. La Messa è il ponte che unisce la terra al cielo, è il tesoro incredibile che ci ha dato il Padre. Amiamo la Messa, partecipiamo vivacemente alla Messa, impegniamoci perché le nostre Messe siano sempre fervide e frequenti. Allora anche come Parrocchia sbocceremo in tanta opera di bene, realizzeremo la volontà di Dio. Anche se poveri e miseri, Dio agirà attraverso di noi.

CODICE 82D7O01350N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 08/04/1982
OCCASIONE Omelia, Giovedì Santo Cena del Signore
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Eucaristia, Chiesa, sacerdozio
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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