04/04/1985 - Omelia Giovedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 04/ 04/1985
Omelia, Triduo Pasquale Giovedì Santo

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Es 12, 1-8. 11-14; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

Il Signore Gesù compie un servizio, quasi ad esprimersi nel chiudersi tutta la sua vita, perché Gesù venuto per noi è stato dappertutto in servizio, per noi. Giovanni apostolo sottolinea che, avendo amato i suoi, li amò fino all’estremo (Gv 13, 1). Ecco, al servizio ha l’espressione più grande dell’amore, perché l’Eucarestia sarebbe stata per tutti i secoli il grande atto di amore e di servizio, per noi. Per noi si è dato. Dovremmo chiedere all’apostolo san Giovanni quali palpiti quella sera aveva il cuore di Gesù. Certo era l’amore grande e meraviglioso che si donava a noi, perché Gesù pensava a tutte le generazioni future, pensava a noi bisognosi di lui, bisognosi del suo sacrificio, si sarebbe ripetuto nella Messa, bisognosi del suo nutrimento, sarebbe stato il nostro cibo, bisognosi di una sua presenza continua e sarebbero stati i tabernacoli. Oh, l’Eucarestia si spiega solo in questo eccesso di amore che portato Gesù fino alla croce, che ha portato Gesù a voler dare i frutti della croce così forti e vivi direttamente a tutti gli uomini. Nella Messa noi partecipiamo ai frutti del Calvario. Nella Messa noi abbiamo la propiziazione per i nostri peccati, abbiamo la dignità di partecipare con i nostri sacrifici e le nostre azioni all’atto redentivo di Gesù. Stasera è la sera di questo amore veramente infinito, di questo amore veramente indescrivibile. Questa sera dobbiamo accendere nel nostro cuore un po’ di amore, perché troppo spesso siamo freddi e indifferenti, assorbiti in mille cose che sono sempre a questa secondarie, perché troppo spesso non apprezziamo il tesoro immenso che ci è dato ogni giorno. Questa sera dobbiamo accendere l’amore e riceverlo con tanto desiderio di potere ricambiare, di poter dire anche noi: lo abbiamo amato. Diceva già il Signore sul lago a Pietro: “Mi ami tu? Signore tu sai che io ti amo” (Gv 21, 15-16). Possiamo dire anche noi questa sera in verità: “Tu lo sai Signore, io ti amo” (Ib). Dobbiamo esprimere nel nostro amore una grande riconoscenza perché il Signore ha voluto il Sacerdozio. È mediante il sacerdote che ci è data l’Eucarestia. Resteremmo senza Eucarestia se restassimo senza i sacerdoti. Dobbiamo ringraziare il Signore, dobbiamo pregare per i sacerdoti e dobbiamo pregare per le vocazioni, perché continui la misericordia del Signore e questa misericordia si dilati a tutti gli uomini che sono poveri e nella necessità. E dobbiamo essere riconoscenti ancora al Signore, perché ci ha insegnato una sua misteriosa presenza, la presenza negli altri, particolarmente nei più umili e nei più poveri. Ci ha insegnato la carità fraterna, ci ha insegnato che non basta che ci amiamo come uomini, dobbiamo amarci come cristiani, che non basta una qualsiasi forma di solidarietà per chiamarla amore. L’amore vero esce solo dal cuore di Cristo. Così questa sera noi vogliamo vivere in maniera nuova, in maniera ricca, in maniera riconoscente perché si attui in noi e per noi il suo regno, regno di carità e di giustizia.

CODICE 85D3O0135XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 04/ 04/1985
OCCASIONE Omelia, Triduo Pasquale Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’amore fino alla fine: Eucarestia e Sacerdozio
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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