16/04/1981 - Omelia Giovedi Santo

Sant'Ilario d'Enza, 16/04/1981
Omelia, Triduo Pasquale Giovedì Santo

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Es 12, 1-8. 11-14;Gv 13, 1-15

Nella fede facciamo il memoriale dell’ultima Cena. Il memoriale non è semplicemente un ricordo, certo è ricordo vivo, ci sembra di vederlo il Signore Gesù, ma è autentica rinnovazione, perché ancora adesso avviene il miracolo di quella sera, un miracolo di tanta ricchezza spirituale e di tanta forza, un miracolo così denso di significato. Il Signore, donandosi a noi sotto il velo del pane e del vino, dimostra la sua infinita carità, quell’amore per il quale ha dato tutto se stesso e ha voluto perpetuare il dono per tutti i secoli. Noi Lo abbiamo come vittima, che possiamo presentare al Padre per i nostri peccati e per i peccati di tutto il mondo. Il Signore non ha voluto che il suo dono fosse a una sola generazione di uomini. Sapeva quanto abbiamo bisogno della sua presenza, del suo sacrificio, del suo esempio; sapeva quanto abbiamo bisogno del pane che ci sostenti, che corrobori la nostra debolezza, che ci dia conforto e gioia in questa terra d’esilio.

Dobbiamo avere quindi prima di tutto un grande sentimento di riconoscenza, dobbiamo dire al Signore quanto apprezziamo questo dono, la sua presenza, il suo meraviglioso intervento in tutta la nostra vita.

Il dono dell’Eucaristia chiama il dono del Sacerdozio e il Signore ci vuole tutti uniti insieme, perché mediante la sua Eucaristia fa la Chiesa e nella Chiesa ognuno è chiamato ad espletare le sue responsabilità e il sacerdote è in mezzo alla Chiesa per portare Gesù alle anime; è mediante il sacerdote che avviene la trasformazione del pane e del vino.

Quanto dobbiamo allora essere grati, essere responsabili, essere consci di questo dono! Perchè non avvenga che noi sciupiamo, che noi trascuriamo, la posizione dell’indifferenza, della superficialità, la posizione che trascura quello che è il grande tesoro dei secoli. Vorrei che dalla riconoscenza quindi passassimo all’ammirazione e alla trepidazione, riconoscenti che il dono è mirabile, la nostra responsabilità è grande, e prendessimo coraggio, sapessimo prendere un coraggio che neanche nelle ore più buie può diminuire: Lui è con noi. Lui è per noi. Lui è voluto restare ogni giorno a nostra disposizione. Quello che hanno gli angeli in Cielo, lo abbiamo noi sulla terra nella fede, lo abbiamo noi nella certezza del suo amore. Lasciamoci investire da questo amore e nessuno di noi stasera resti tiepido e fiacco. Lasciamoci investire da questo amore e decidiamoci a donarci a Lui, proprio perché lui si è donato a noi, a darci a Lui completamente, senza evadere con la nostra triste furbizia, a darci a Lui, e in Lui a celebrare la carità coi nostri fratelli.

Questa sera è festa dell’Eucarestia, ma è anche festa della fraternità. C'è Lui che ci ama, ci ama tutti, ci ama peccatori pur infedeli ancora e noi, in Lui, dobbiamo perdonare le nostre manchevolezze e volerci bene.

Celebrare la carità nella Chiesa, la carità verso tutti, celebrare quella carità per la quale Lui ha così insistito: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate” (Gv 13, 35). Questa sera ripetiamo al Signore il nostro amore, se siamo stati fiacchi, se siamo stati pigri, se siamo stati incerti, rompiamo tutti gli indugi e avvenga con pienezza la nostra conversione.

CODICE 81DFQ0135XN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 16/04/1981
OCCASIONE Omelia, Triduo Pasquale Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il memoriale dell’Ultima Cena – I doni dell’ultima Cena: Eucaristia, sacerdozio, fraternità
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