Es 12,1-8. 11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
In mezzo a noi c’è ancora Gesù. E Gesù compie per noi ciò che ha compiuto per tutta l’umanità: li amò fino alla fine. Ed è la prima cosa, la cosa grande che dobbiamo contemplare: il Signore ci ha amato. Ci ha amato proprio nell’ordine dell’eccesso. La religione di Gesù non è la religione della misura. La religione del dono senza calcolo. Aveva detto: “Ho un pane nuovo da darvi. Il pane è la mia carne sacrificata per il mondo e chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita. Chi mangia di me rimane in me, vivrà di me. Come io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà di me”. Oh, quale insegnamento! Quale meraviglia! È veramente la sua Carne. Il mio cibo è darvi la mia carne e il mio Sangue. Il mio cibo diventa il vostro cibo. La contemplazione dell’Eucarestia, la contemplazione del suo amore, la contemplazione del suo dono: questo è il giorno del dono. Un dono meraviglioso che ci porta a imitare il suo gesto di umiltà, un gesto di umiltà che si perpetua nei secoli. Gesù è per noi. Gesù è per servire noi. Gesù è per riscattare noi dalla mediocrità perché noi tendiamo sempre a un compromesso odioso di mediocrità. E taciamo, taciamo il sublime perché il sublime lo sentiamo scomodo, ma è proprio stasera la lezione da prendere, è proprio qui: guarda come il Signore fa le opere sublimi, le opere sublimi dell’umiltà, le opere sublimi del sacrificio, le opere sublimi dell’impegno totale. Egli si dà tutto e nell’Eucarestia abbiamo il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità. Abbiamo tutto Gesù. Non ci dà qualche cosa, ci dà tutto se stesso. Dobbiamo imparare proprio questa lezione di umiltà, questa lezione di dono. Il primo dono che dobbiamo fare al Padre: amarlo col cuore stesso di Gesù, con la stessa violenta donazione. Violenta perché è un distacco dalle cose della terra, dalle cose che ci lusingano, dalle cose che ci piacciono, purtroppo ci piacciono le cose materiali e le cose che rovinano. Il Signore ci dice di volerci bene e, amando lui nell’Eucarestia, amare tutti i nostri fratelli. O consumati nell’unità o disgregati in ogni dispersione. Ogni dispersione che si chiama il denaro, la carne, l’orgoglio. Dispersi. E questi poveri uomini che vanno in cerca della pace, ma se non hanno Gesù la pace non la trovano, la pace non la realizzano, non la possono realizzare. Ecco allora, ripetiamo al Signore la nostra volontà, la volontà di seguirlo, di fare come ha fatto Lui, di amarci e di vedere nella carità concreta, effettiva, la carità che nasce dalla fede, che si sviluppa nella fede, la carità che deve essere il nostro distintivo. Facciamo Pasqua con Gesù, viviamo della vita stessa di Gesù, ci nutriamo di Lui, dobbiamo proprio agire come Lui. “Chi mangia di me vivrà per me”. Signore Gesù , noi lo vogliamo, lo vogliamo fino in fondo: essere come te.
CODICE | 86CSQ0135XN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 27/03/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì Santo |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS