31/03/1983 - Omelia Giovedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 31/03/1983
Omelia, Giovedì Santo

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Es 12,1-8. 11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

“Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”.

Questo memoriale della cena del Signore, dobbiamo cercare di entrare dentro, dentro al Suo cuore, dentro al Suo animo, per capire un po’ del Suo amore, per poter accogliere questo amore. Noi che siamo così indifferenti, siamo così freddi, siamo così pigri, abbiamo bisogno di mettere tutte le nostre energie per aprire la porta del nostro cuore al Signore. Perché la cosa più importante è proprio questa: capire quanto ti ha amato, quanto ci ama e come l’Eucarestia è il capolavoro del Suo amore che opera e che non sta mai quieto e che ha voluto essere sempre presente alla nostra vita di uomini, che nonostante tanta dimostrazione di carità, proseguiamo nei peccati, nei tradimenti, nei rinnegamenti, nelle cose più assurde.

Il Signore è venuto a insegnarci l’amore e noi proseguiamo nel nostro egoismo, nel nostro odio e nella nostra cattiveria. Il Signore si dà a noi nell’Eucarestia e noi, che più volte, tante volte, lo riceviamo, restiamo come prima, restiamo così, chiusi in noi stessi, restiamo certamente non ad esempio.

Dobbiamo allora meditare e imprimere nel nostro animo questo esempio di carità di Cristo che resta sotto l’apparenza del pane e del vino, di Cristo che si fa il servo di tutti. L’esempio dell’apertura della cena con la lavanda dei piedi, era l’esempio che trascinava dietro di sé tutti gli altri esempi, tutti i mirabili esempi, che avrebbero seguito nei secoli. Il Signore si rende nostro servo perché noi saliamo alla dignità, alla grandezza dell’amore. Il Signore ci ha amato, cioè il Signore vuole creare in noi delle nuove creature, vuole che noi ci ricordiamo sempre di essere opere delle mani di Dio, che ci ricordiamo sempre che siamo stati riscattati dal peccato, dal Suo sangue, dal Suo dolore, dalla Sua angoscia. Vuole che ci ricordiamo come, abbandonando il peccato, amando gli altri, unendoci tutti nella Chiesa, facendo il Suo popolo, lasciandoci plasmare da Lui, compiamo il grande progetto che il Signore aveva sulla nostra umanità.

Costruire, edificare. La società nuova degli uomini è possibile che sia nell’amore, nella pace, nella concordia, nell’aiuto vicendevole, nella comprensione degli infermi, dei deboli, nella solidarietà con quelli che patiscono e con quelli che sono nella miseria, è possibile, dico, solo in Lui e solo con Lui. Quanto ci dobbiamo rammaricare che l’Eucarestia non sia tenuta da noi, così, al centro di tutti i nostri interessi, che non sia capita come la sorgente di ogni bene, per noi e per gli altri.

Andiamo a Gesù. Andiamo questa sera con uno spirito nuovo, con una grande generosità, con un grande fervore. Compiamo nella nostra vita questo miracolo, il miracolo di restare nell’amore dell’Eucarestia e di portarla agli altri. compiamo questo miracolo per essere veramente degni di esser chiamati Suoi amici.

“Io vi ho chiamato amici”. È proprio questa sera che l’ha detto: “Vi ho chiamato amici”. Suoi amici. Sì, uniti sempre a Lui, uniti sempre da Lui.

CODICE 83CZQ0134XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 31/03/1983
OCCASIONE Omelia, Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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