03/04/1980 - Omelia Giovedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 03-04-1980
Omelia, Giovedì Santo

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Es 12,1-8. 11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Questa sera è una sera oltremodo carica di ricordo, carica di un amore riconoscente a Gesù. Noi questa sera facciamo il memoriale di quella cena, non facciamo semplicemente un ricordo storico, noi la rinnoviamo, la rinnoviamo sentendo, come lo sentivano gli apostoli, pulsare il cuore di Cristo. È stato uno dei momenti in cui quel cuore ha battuto di più per noi, uno dei momenti vertice della sua carità. Dal suo cuore è venuto un affetto per tutti gli uomini, per tutti, anche per i più vili e i più disgraziati, anche per quelli che lo hanno tradito: per tutti gli uomini, ma il suo cuore ha avuto dei palpiti speciali per i suoi.

Quando Giuda uscì dal Cenacolo, Gesù disse: “Ecco ora è glorificato il Figlio dell’uomo”. Gesù può stare coi suoi, coi suoi che gli vogliono bene, coi suoi che lo comprendono e può donare fino in fondo. E noi sentiamo tutta l’indegnità di proclamarci suoi discepoli e suoi amici, ma giacché Lui ci ha chiamato in questa assemblea, giacché Lui ci vuole, noi dobbiamo essere particolarmente sensibili a questo suo mirabile invito d’amore. Sì, stringiamoci vicino a Lui, stringiamoci e promettiamogli di ricambiare il suo amore, stringiamoci a Lui e cerchiamo di capire quello che ci ha dato: i prodigi della sua onnipotenza, i prodigi della sua misericordia.

I due doni. L’Eucarestia, per cui resta sempre in mezzo a noi, resta, per essere la propiziazione dei nostri peccati, nel sacrificio Eucaristico, resta per essere nostro cibo, perché noi camminiamo in un deserto, in un terribile deserto e abbiamo bisogno di nutrimento. Il suo Corpo il suo Sangue. Lui viene a noi, si dà in cibo a noi perché noi veniamo trasformati in Lui. L’Eucarestia, ancora, che è presenza silenziosa, che ci richiama sempre e ci invita ad essere, nella vita, consequenziali al sacrificio al quale abbiamo assistito e partecipato.

E il secondo dono: il suo sacerdozio, il suo, cioè la partecipazione ad altri uomini della dignità sua di offrire e di santificare. Oh, i sacerdoti sono proprio prediletti da Gesù! I sacerdoti hanno il compito di ripetere i gesti di Gesù per la salvezza del mondo. I sacerdoti sono innalzati a una grande dignità e devono sempre palpitare della stessa preoccupazione di Cristo. Oh, quanto ci ha amato il Signore! E come ci vuole uniti. L’Eucarestia fa la Chiesa, l’Eucarestia è alla base del nostro amore vicendevole. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda come io ho amato voi”. Ecco dobbiamo sentirci così investiti, così occupati dalla sua carità da sentirci un corpo solo e un’anima sola! Ecco perché invochiamo lo Spirito Santo, perché è Gesù che ce lo dona per essere completamente e fedelmente uniti in Lui, con Lui sempre. Vogliamoci bene! Vogliamoci bene del suo amore, vogliamoci bene e operiamo insieme. Perdoniamoci i nostri difetti, cerchiamo di essere generosi in ogni occasione, cerchiamo di corrispondere così come nelle diverse circostanze ha corrisposto Gesù. La carità che deve nascere tra noi deve essere sempre più grande, sempre più forte, deve portare anche ai maggiori sacrifici. Così, in questo Giovedì Santo, una spinta grande di carità, una generosità che faccia superare tutto, che ci dia il senso soprannaturale continuo della fede. Promettiamo al Signore di partecipare bene al suo sacrificio. Oh, quanto dobbiamo capire il tesoro della Messa! Promettiamogli di fare la comunione col cuore puro e pieno d’amore, promettiamogli di valorizzare il suo sacerdozio nella chiesa e di essere sempre uniti tra di noi, di vivere nella carità per operare nella carità e per fare quello che Gesù ha detto: “Vi ho posto perché portiate frutto, e i vostri frutti rimangano”.

CODICE 80D2Q0134XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03-04-1980
OCCASIONE Omelia, Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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