12/04/1979 - Omelia Giovedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 12/04/1979
Omelia, Giovedì Santo

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Es 12,1-8. 11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Questa sera è la grande sera in cui trepidanti ricordiamo l’amore del Signore, perché i palpiti del cuore di Gesù non sono mai stati così forti come quando ha istituito i due sacramenti che sono i due grandi segni della sua salvezza, i due grandi doni all’umanità: l’Eucarestia, la sua presenza continua di salvezza e di amicizia e il dono del sacerdozio, mediante il quale è Lui che è vicino alla anime, è Lui che le santifica. Il Signore ha voluto che questi due doni fossero consegnati insieme e ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Ha legato all’Eucarestia il sacerdozio, ha donato il sacerdozio come una sua presenza continua. Ha preso la presenza sotto i veli eucaristici e sotto un pezzo di pane c’è tutto Lui, nella verità e nella sostanza. Sotto i veli eucaristici c’è la sua umanità e c’è la sua divinità. E ha costituito l’Eucarestia come il centro di tutto il movimento della Chiesa. L’Eucarestia è il fine dei sacramenti, è il fine di tutte le riunioni e di tutti i mezzi di salvezza. Tutti fanno centro nell’Eucarestia. Noi sappiamo che cosa ha voluto dire il Signore quando ha detto che non ci avrebbe lasciati orfani, che sarebbe stato sempre con noi. E poi è voluto restare ancora nel ministero dei sacerdoti, dove un sacerdote nella sua povera umanità raffigura Lui, porta Lui, dona i mezzi che Lui ha istituito per conquistare e condurre le anime al Padre. Questa sera allora noi dobbiamo prima di tutto essere in grande riconoscenza. La riconoscenza deve vibrare altissima: chi potrà dire tutti i tesori che noi possiamo avere dall’Eucarestia e dall’opera dei sacerdoti? Una riconoscenza che sempre di più deve essere riconoscenza che si traduce nelle opere pratiche, che si traduce nella comprensione. Bisogna capire l’Eucarestia, capire l’Eucarestia-sacrificio, capire l’Eucarestia-presenza, capire l’Eucarestia perché Gesù è voluto essere cibo e venire dentro di noi, perché nel contatto con la sua umanità noi avessimo tutto il frutto della sua Redenzione. Dobbiamo capire l’Eucarestia ed amarla. Dobbiamo avere una grande fede nell’Eucarestia. Dobbiamo sentire che l’Eucarestia è il massimo dei prodigi operati dal Signore . Poveri noi, se siamo freddi, indifferenti, distaccati, se consideriamo l’Eucarestia non come una cosa viva, ma la consideriamo come un ricordo morto! Dobbiamo amare l’Eucarestia con tutta la nostra sensibilità. Dobbiamo nell’Eucarestia porre il centro della nostra vita ecclesiale, perché la Chiesa è fatta dall’Eucarestia e noi dobbiamo riconoscere la nostra fraternità attorno al pane celeste. Dobbiamo riconoscere la nostra fraternità nella messa rinnovando il suo sacrificio. Dobbiamo aumentare la nostra fraternità quando ci cibiamo di un unico pane. Capire l’Eucarestia. Amare l’Eucarestia. Sentire che deve essere il nostro vero pane quotidiano sostanziale. Capire che l’Eucarestia deve essere alla base di tutta la nostra pietà, di tutta la nostra devozione, di tutto il nostro dono ai fratelli. Se vogliamo amare come ha amato Gesù, dobbiamo riceverlo per avere in noi la sua vita e donarla agli altri, a quelli che celebrano con noi, a quelli che sono lontani da noi, a quelli che non conoscono ancora il suo nome, a tutti. E poi dobbiamo essere riconoscenti per il dono del sacerdozio. Dobbiamo apprezzare la Sua presenza nel sacerdote e perciò avere in quella considerazione di fede che in un cristiano diventa come un atto col quale riconosce che Gesù è presente nella Chiesa ed operante. Sentire il sacerdote come un altro Cristo, pregare per i sacerdoti, capirne le difficoltà, collaborare con essi. Il sacerdote ha un grande compito, quel grande compito a cui il Papa Giovanni Paolo II richiamava recentemente. Il sacerdote ha una grande dignità. Il popolo cristiano deve stare sempre con i suoi sacerdoti, perché i sacerdoti si sentano capiti e sorretti. Ecco allora in questa sera presentiamo al Signore tutto il nostro fervore. La nostra comunità stasera raggiunge uno dei punti più alti della sua unità: l’unità eucaristica. Ci sono i sacerdoti, ci sono i diaconi, ci sono i ministri, c’è tutta la nostra comunità unita nel celebrare la cena del Signore per così, nutriti del suo corpo, essere veramente nella vita conformi in tutto al suo insegnamento.

CODICE 79DBQ0134XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 12/04/1979
OCCASIONE Omelia, Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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