23/03/1978 - Omelia Giovedi Santo

Sant’Ilario d’Enza, 23/03/1978
Omelia, Giovedì Santo

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Es 12,1-8. 11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Questo è un grande giorno perciò di ringraziamento. Noi ringraziamo il Signore per il meraviglioso dono dell’Eucarestia e del sacerdozio. Il Signore questa sera aveva il cuore che batteva più forte ancora: “Avendo amato i suoi, li amò fino all’estremo”. Ci ha donato la sua presenza e ha legato il sacerdote a questa presenza, legato per il bene della sua Chiesa, legato per essere così nella Chiesa sorgente di carità, sorgente di ogni forma di servizio.

Il Signore, lo ricordiamo, nel cenacolo riunì strettamente a sé i suoi apostoli, meno il figlio della perdizione: “Quello che fai”, gli disse, “fallo presto” (Gv 13, 27). “Giuda uscì. Era notte” (Gv 13, 30). E Gesù, rimasto con i suoi apostoli, si profuse in un lungo discorso di confidenza amichevole, di una confidenza nella quale mise tutta la sua tenerezza e tutta la sua sapienza. E la Chiesa nasceva così. Nasceva dal cenacolo, nasceva particolarmente dalla croce. La Chiesa nasce con la morte di Cristo e ogniqualvolta si rinnova questa morte, e si rinnova nel mistero dell’Eucarestia, la Chiesa prende nuovo vigore e nuovo slancio.

La Chiesa di Dio che è a Sant’Ilario vuole oggi, in un discorso di carità, in un discorso di grande amore fraterno, la Chiesa di Dio che è a Sant’Ilario vuole particolarmente sentire come questa sera il Signore è stato buono, il Signore ci ha elargito, il Signore è presente in mezzo a noi. È presente con la stessa tenerezza del cenacolo, è presente con la stessa immolazione del Calvario. Il Signore è presente e ci edifica, ci costruisce, perché la Chiesa di Dio che è a Sant’Ilario prenda nuovo vigore, nuovo slancio, trovi nel servizio al Padre la sua gioia e quella generosità, sempre rinnovata, che è il segreto di ogni apostolato.

Noi vogliamo allora con il cuore gonfio di riconoscenza, promettere al Signore alcune cose. Gli verremo promettere un fervore rinnovato attorno all’Eucarestia, perché l’Eucarestia è così il toccare il cuore di Cristo, entrare in Lui e rinnovarsi. Vorremo promettere perciò un’attenzione fervida alla Liturgia: il diacono ha la sua posizione di servizio, anche nella Liturgia; il lettore è inserito, pure lui direttamente, nella Liturgia della Parola. Prometteremo questo fervore, perché nella nostra parrocchia sia particolarmente amata la Liturgia, sia particolarmente onorata l’Eucarestia. Il Signore ci risparmi la pena di Comunioni sacrileghe, di Comunioni svogliate, di Comunioni indifferenti; ci dia la grazia di essere sempre degni, per quanto è possibile, di questo grande Sacramento.

La seconda promessa, una promessa di attenzione alla Parola di Dio, perché lo Spirito Santo ci dona continuamente l’abbondanza dei suoi lumi, l’abbondanza delle sue ispirazioni. “Ascoltatelo”. La Parola di Dio è quella che ci deve seguire.

La terza promessa deve essere una promessa di fervida carità, per cui si distingua la nostra comunità per la sua unità, per il suo amore a tutte le anime, per la sua generosa apertura a tutti coloro che sono fratelli.

Tre promesse. Tre impegni. Tre cose che ci legano, tre cose che ci spronano, tre cose che restino ogni giorno motivo di entusiasmo, motivo di lavoro.

CODICE 78COQ0134XN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 23/03/1978
OCCASIONE Omelia, Giovedì Santo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La nascita della Chiesa
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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