At 1, 1-11; Ef 1, 17-25; Mc 16, 15-20
OMELIA ORE 6, 30
La festa dell’Ascensione è un tutt’uno con la festa della Pasqua: Gesù risorto è diventato il Signore, poiché il Padre gli ha dato tutto nelle mani. È il Signore, il dominatore, il vittorioso, colui che siede alla destra del Padre, cioè che è partecipe di tutto quanto è la gloria del Padre, di tutto quanto rappresenta questa gloria, di tutta quanta è l’estensione di questa gloria. Alzando gli occhi al cielo, noi perciò esultiamo. Quel Gesù crocefisso, quello che ha avuto il volto, il suo volto divino, coperto di insulti, quel Gesù che è nostro, che è il nostro redentore, che è colui che ci ha uniti a sé mediante il sacrificio della croce, quel Gesù capo del nostro corpo, capo della Chiesa, redentore degli uomini, è nel trionfo. Vorrei che soprattutto riflettessimo su tre cose, che riflettessimo prima di tutto sulla nostra unione con Gesù perché, se saremo uniti con lui nella croce, lo saremo ancora nella gloria. Se saremo uniti con lui nel dolore, lo saremo nel gaudio. Se saremo uniti con lui nella lotta contro il male, noi ne parteciperemo pienamente al trionfo. Molte volte noi siamo timidi, abbiamo paura, le forze del male sono tante. Quest’affermazione sfacciata di tutto ciò che è contro la legge del Signore ci mortifica, ma non dimentichiamo mai la festa dell’Ascensione. La festa dell’Ascensione è festa di speranza, è festa di certezza: il male non può vincere, vince sempre il bene, perché il bene è Gesù, il bene è la sua comunicazione di amore e di grazia. Vince il bene. Il male si agita molto perché breve è il suo tempo, perché sa già che non ha partita vinta. Si vince con Gesù e solo con Gesù.
E ancora una seconda riflessione: la nostra vita non è misurata dai termini terreni e temporali, la nostra vita deve essere misurata da ciò che è eterno. Se una cosa non ha le proporzioni dell’eternità non vale. Tutto ciò che avviene in questo mondo ed è chiuso così nell’avvenimento non ha importanza, ha importanza il fare il bene per l’eternità, sapendo che il Signore è così buono, che premia in una maniera meravigliosa anche la più piccola delle opere fatte per lui. Facciamo molto bene allora, cerchiamo di essere molto impegnati, perché il Signore è alla destra del Padre e secondo le sue parole: “Dove sono io”, lo aveva detto nell’ultima cena, “dovrete essere anche voi” (cfr. Gv 14, 3).
E infine una terza considerazione: la festa dell’Ascensione ci deve dare il senso del corpo mistico, cioè della Chiesa unita a Cristo. La Chiesa è tribolata, la Chiesa è afflitta, ma non è che una porzione della Chiesa. Come la Chiesa di ieri era tribolata ed ora è gaudiosa e ora è nella gloria, anche la Chiesa di oggi, che è tribolata, sarà nella gloria, perché la Chiesa, corpo di Cristo, partecipa a tutta quanta è la sequenza della vita del Cristo. La Chiesa tribolata è domani la Chiesa gloriosa. Quanta fiducia dobbiamo avere nella forza della Chiesa! Perché nella Chiesa l’anima è lo Spirito Santo e la Chiesa deve essere conformata a Gesù nella sua passione, per essere poi conformata a Gesù negli splendori della gloria. Facciamo parte di questa Chiesa, viviamo l’epoca della Chiesa, viviamo cioè le tribolazioni presenti della Chiesa, sentiamo il respiro della Chiesa, sentiamo come tutto quello che è della Chiesa ci appartiene. Sentiamo allora che la croce della Chiesa presente, ecco, sarà domani trasformata nello splendore della risurrezione e della dimora che la Chiesa presente avrà nella Chiesa celeste. La terrena Gerusalemme e la terrena tribolazione, ecco la Gerusalemme celeste, ecco la grandezza di una gloria che non conosce tramonto. Sia dunque d’incoraggiamento per noi la festa dell’Ascensione, ricordando che le dimensioni vere della nostra fede non le dobbiamo mai chiudere nelle povere nostre cose di ogni giorno, dobbiamo avere uno sguardo molto più vasto, molto più forte, lo sguardo dell’eternità. Con Gesù qui, per essere con Gesù lassù.
OMELIA ORE 8,30 Fidanzamento
La festa dell’Ascensione potremmo descriverla così: lui, Gesù, dopo aver sofferto è nella gloria. Lui, Gesù, il primogenito di tutti i fratelli, per primo è entrato nella gloria del Padre, è là per noi, perché anche noi suoi fratelli possiamo essere dove è lui. “Dio lo ha glorificato”: è la parola che ripetevano insistentemente gli apostoli nella predicazione dei primi anni della Chiesa. Dio l’ha glorificato, risorto ora è nella pienezza del potere del Padre, motivo dunque per tutta la Chiesa di profonda gioia, motivo di altissima speranza. Quando ogni giorno sentiamo l’umiliazione della tentazione, la prova del dolore, la lotta insistente del male, quando ogni giorno nel corpo della Chiesa si ripete la sofferenza del Calvario, quando ogni giorno ancora una volta l’innocenza è calpestata e la calunnia trionfa, quando ogni giorno sembra l’ora del trionfo di Satana, ecco la sua parola: “Andate, predicate” (cfr. Mc 16, 15). La missione della Chiesa è dunque ben definita: è l’annuncio, l’annuncio che il Signore è risorto, l’annuncio che in lui si compie il mistero dell’amore di Dio, che per tutte le generazioni ha inseguito l’uomo e lo ha liberato nella sua infinita misericordia. “Perché state a guardare il cielo?” (cfr. Atti 1, 11), dice l’angelo. Perché state a guardare il cielo? Il tempo presente non è una contemplazione sterile, il tempo presente è un camminare: “Andate” (cfr. Mc 16, 15), è un tradurre il Vangelo nella vita prima ancora che con la parola: “Predicate” (cfr. Mc 16, 15), perché in questa fede si compie tutto. “Chi crederà sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (cfr. Mc 16, 16). L’uomo ha nelle sue mani il destino non di qualche tempo o di qualche anno, ma di tutta l’eternità, ecco perché bisogna essere con lui, ecco perché bisogna avere profonda fiducia in lui, ecco perché noi non ci dobbiamo stancare, noi non ci dobbiamo disorientare, noi non possiamo essere dei timidi e dei pavidi, noi dobbiamo tenere tanta sicurezza nel nostro cuore. Sì, noi siamo peccatori, ma il Signore è santo e compie i suoi prodigi anche attraverso la nostra opera. I segni che accompagneranno non sono forse questa umiltà di servizio, questa instancabilità di opere? Non sono forse questi i segni, che accompagnano quelli che veramente credono, il nostro impegno? Ecco che cosa ci dice l’Ascensione: siate coraggiosi perché non portate qualche cosa di vostro, siate forti perché non andate con la vostra sapienza, siate generosi perché lo Spirito vi sostiene. Egli è stato costituito Signore, d’ora innanzi si dirà sempre così: il Signore Gesù, veramente il dominatore dell’universo. Ecco la nostra fattiva testimonianza, seguire lui, perché in ogni sofferenza si compie un miracolo. Lo ha promesso e ogni sofferenza per lui contiene il germe della gloria, quella sofferenza sarà sicuramente in una maniera meravigliosa trasformata nella gioia eterna. Quindi non più il Signore trovi in noi dei deboli, di coloro che ritornano indietro o di coloro che sono fermi, trovi in noi il Signore delle anime generose e pronte. La sua Chiesa vive i momenti del Calvario, ma il Calvario preludia la Resurrezione, preludia la gloria della testimonianza. Ecco, dobbiamo così raccogliere questo mistero dell’Ascensione e ci trovi pronti, pronti nella nostra fortezza, pronti nel nostro amore, pronti nella nostra preghiera. L’Ascensione è festa di preghiera, perché là sono i nostri cuori, dove sono le vere gioie ed è sempre perenne l’invito: “Cercate le cose di lassù, vogliate le cose di lassù, dove Cristo è alla destra del Padre” (cfr. Col 3, 1). Ecco, un nuovo motivo di serenità: Cristo prega per noi, la nostra preghiera è presa da Cristo e fatta sua. Preghiamo con fede, preghiamo con umiltà, preghiamo soprattutto con amore. Ecco, nell’Ascensione sentiremo prepotente la sua assicurazione: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (cfr. Mt 28, 20).
CODICE | 76ESO01365D |
LUOGO E DATA | S. Ilario, 27/05/1976 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì VI settimana Tempo Pasqua, Solennità dell’Ascensione - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30 Fidanzamento |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gesù il Signore Vittorioso |
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