At 1, 1-11; Ef 1, 17-23; Lc 24, 46-53
Al Paradiso dobbiamo guardare, al Paradiso dobbiamo con più forza tendere, al Paradiso dobbiamo volgere il nostro cuore nella certissima speranza che quella sarà la nostra vita, la vita della comunità dei santi. Parte della comunità di peccatori, parte di una comunità che lotta e che soffre, guardiamo al Paradiso come alla sicura nostra casa, alla sicura nostra letizia.
Oh, parliamo troppo poco di Paradiso! Troppo poco! Troppo poco noi guardiamo le cose in funzione del Paradiso, temiamo quasi di alienarci da questa vita, di alienarci dalle nostre speranze terrene, dai nostri centri di interessi e preferiamo guardare al Paradiso come una cosa che, sì, verrà, che, sì, sarà bella, ma c’è tempo per pensarci. Per il cristiano invece il pensiero del Paradiso dev’essere vero e autentico, di ogni giorno, perché secondo la Parola del Signore: “Dov’è il tesoro, ivi è il cuore” (Mt 6, 21). Evidentemente noi non costituiamo abbastanza tesoro dove è Gesù, dove è la Madonna, dove sono i nostri fratelli, che ci hanno preceduto col segno della fede.
Io vorrei che oggi formulassimo un grande proposito di Paradiso. Passa questa vita, passano le tristezze di questa vita, un momento è questa vita. Chiedete anche alle persone che sono arrivate alla più tarda vecchiaia: “Cos’è questa vita?”, “Un momento, un momento e poi l’eternità”, un momento e poi quel giorno che non conosce tramonto, quella serena letizia che ci coinvolgerà per sempre.
Ma il testo della Liturgia ci fa meditare anche come dobbiamo pensare al Paradiso. C’è una visione statica ed è rifiutata, c’è una visione dinamica e questa viene indicata con le parole: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” (At 1, 11).
Una visione dinamica di Paradiso dice che il Paradiso si fa qui, si fa qui con le opere buone, si fa qui col fare molto, con l’impegnarci molto, col far sì che questa terra diventi migliore, diventi più degna di ospitare i figli di Dio, quelli che saranno domani in Paradiso.
Lavorare la terra guardando il cielo, impegnarci nei nostri doveri quotidiani, impegnarci con un senso grande di responsabilità tutti i giorni, perché il tempo è prezioso, tutti i giorni perché nell’ozio non dobbiamo impiegare nemmeno un’ora! Sempre adoperare il tempo, perché il tempo è moneta di eternità.
E ancora dobbiamo impegnarci a rendere credibile il Paradiso. I cristiani troppe volte hanno dato una cattiva idea del Paradiso e per questo molti uomini hanno detto: è un’illusione quel Paradiso, è un pretesto per non rendere più giusta e più confortevole la nostra abitazione in questa terra. Noi cristiani dobbiamo rendere credibile il Paradiso e lo rendiamo tale col nostro impegno, col non rimandare al domani quello che si può fare oggi, nel non demandare ad una giustizia futura, quella giustizia che dobbiamo realizzare oggi.
“Mi sarete testimoni”, proprio rendendo credibile il Paradiso. E’ il nostro impegno ed è quella gioia che deve albergare profondamente nel nostro cuore, secondo quello che Gesù Cristo aveva già detto nell’Ultima Cena: “Io vi porterò la mia gioia”, la gioia della sua resurrezione, la gioia di lui Signore dell’universo, “e nessuno mai più ve la potrà prendere” (cfr. Gv 15, 11; 16, 23).
CODICE | 74EOO01365N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 23/05/1974 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì VI settimana Tempo Pasqua, Solennità Ascensione - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Paradiso |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS