Gn 17,3-9; Gv 8,51-59
La nostra salvezza è Gesù. Mandato dal Padre per redimerci, divenuto uno come noi, Gesù ci ha dato tutto e ci ha salvato perché ci ha dato la Parola. Egli ci ha fatto conoscere il Padre, ci ha dato le certezze di figli, le certezze che non temono smentite. Egli ci ha salvato perché ci ha offerto con pienezza il suo esempio, quell’esempio che tutti possono imitare. Gesù non è venuto tra i fulgori di una manifestazione che ci avrebbe solo resi attoniti, è venuto uomo, ha percorso le nostre strade, ha avuto le nostre stesse difficoltà, ha mangiato alla tavola degli uomini, ha camminato per le loro strade, ha sentito la stanchezza, ha accettato su di sé tutte le nostre infermità. Ha preso poi su di sé i nostri peccati e la sua redenzione assunse il vertice sulla croce, quando inchiodò alla croce i nostri peccati, quando con la sua morte ha distrutto la nostra morte e con la sua resurrezione ci ha donato la vera vita.
Gesù per noi non ha risparmiato alcuna cosa: tutto per noi. Gesù stesso sottolineerà questo suo amore che non ha confronti: “Non c’è maggior amore” (Gv 15, 13), dirà.
Per noi entrare nel mistero pasquale significa, allora, capire chi è Gesù, amare Gesù, unirci a Lui. Tutta la nostra attività, tutta la nostra perfezione deve essere in questo senso: riconoscere chi è Gesù “Tu sei il Cristo il Figlio di Dio vivente”; amarlo con un amore quanto più possibile grande “Pietro, mi ami tu?” (Gv 21, 15); unirci a Lui di un’unione continua e profonda: la sua vita la nostra vita, i suoi gusti i nostri gusti, le sue scelte le nostre scelte. Unirci a Lui di un’unione fervida, per lavorare con Lui, per impegnarci con Lui nell’ordine della redenzione, per impegnarci con Lui ad amare in Lui e con il suo cuore i nostri fratelli e adoperarci perché questo amore diventi un amore fattivo, coraggioso, continuo, perché chi dice di amare Dio e non ama il suo fratello è un bugiardo.
Allora, quale deve essere il nostro impegno di questi ultimi giorni della Quaresima se non ripetere a noi stessi le parole che diceva Dio a Mosè, quando gli fece vedere come doveva essere il tabernacolo: “Guarda e fa' secondo questo modello” (Es 25, 40)?
Ecco, ce lo ripete il Padre: “Questo è il mio Figlio, ascoltatelo” (Mt 17, 5). Tutta la nostra spiritualità deve essere concentrata, assorta sull’umanità di Gesù, perché dall’umanità di Gesù noi ci uniamo alla sua divinità, noi adempiamo i nostri doveri di creature e di figli.
Un impegno allora a guardare la croce, a guardare Gesù crocefisso, ascoltare le sue parole, vedere i suoi esempi, tradurli nella nostra vita per avere con Lui un unico cuore e un’unica scelta.
CODICE | 78CFQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì V Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Entrare nel mistero pasquale |
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