22/05/1975 - Omelia Giovedi VII Ord Funerale

Sant’Ilario d’Enza 22/05/1975
Omelia, Funerale

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Solo Dio è eterno: gli anni passano, le cose passano, tutto fugge in una grande rapidità. Anche la vita lunga è breve, è breve in se stessa, è breve per l’affetto di coloro che sono vicini, è breve in rapporto all’eternità.

Avete sentito il Signore come raffigura in una maniera assolutamente plastica questa vita. La vita presente è come una notte. C’è un punto di riferimento in quella notte: una lampada accesa, una lampada che simboleggia la fede, che simboleggia l’impegno, che simboleggia la generosità.

Ecco, la nostra defunta aveva la sua lampada, aveva una lampada ricca di fede, aveva una lampada ricca d’amore, aveva una lampada ricca di sollecitudini. Era una donna forte ed energica. Ecco il significato della sua vita: la notte, la notte passa (alle volte la notte sembra tanto lunga, ma passa), ma poi ecco la chiarità del giorno, poi la gloria del sole, poi la festosità eterna.

Ecco cosa ci dice il Signore: la vita presente ha un senso, ma ha un senso perché aspetta il mattino, ha un senso perché aspetta la radiosità del sole.

Ed è qui dove noi approfondiamo la nostra riflessione, è qui, quando ognuno di noi sa che c’è una comunicazione misteriosa, la comunicazione che ci dà come dono il Signore: i nostri morti non sono degli scomparsi, sono degli invisibili e l’aggancio tra le tenebre della notte e il giorno c’è. Noi che siamo ancora qui possiamo comunicare con quelli che sono là e quelli che sono nella gloria non sono degli smemorati, non sono degli assenti, sono dei presenti.

Ecco allora la nostra vita cristiana che prende oggi un nuovo motivo di forza. Mentre noi innalziamo la preghiera, mentre noi siamo vicini in vera condoglianza ai famigliari, mentre noi siamo così uniti nel sacrificio della Messa, ricordiamo che anche per noi c’è un cammino da percorrere, c’è un’attualità da realizzare, c’è qualcosa di grande da fare: sono le nostre opere buone, sono quelle che ci conducono, sono quelle che ci incoraggiano.

La speranza cristiana non si ferma di fronte alla morte. La morte, dice la Bibbia, è stata assorbita nella vittoria della risurrezione di Cristo.

Ecco allora, lei ha avuto una giornata piena, una giornata di lavoro e di generosità: che sia la nostra giornata piena per la nostra fede, vigorosa per la nostra speranza, che sia veramente fruttifera per la nostra buona volontà. E così allora ci ritroveremo tutti di là dalla porta, da quella porta che separa la vita presente dalla vita eterna, di là dove c’è il Signore.

“Signore, Signore, aprici”: è possibile solo a chi ha tenuto accesa la lampada, a chi ha operato tutto il bene possibile, a chi è stato presente nella vita come elemento di vero dono, di vera comunicazione.

Sì, da questa vita alla vita eterna, con grande buona volontà, soprattutto con splendore di fede.

CODICE 75ENO01336N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 22/05/1975
OCCASIONE Omelia, Funerale
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il senso della morte e della vita
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