04/06/1987 - Omelia Giovedi VII Pasqua Nov Pent 7

At 22, 30; 23, 6-11; Gv 17, 20-26.

Ha pregato per noi. Ha pregato con la potenza del suo cuore misericordioso e aperto. Ha pregato per noi perché accogliamo la sua parola, il suo invito. E qual è in modo particolare se non questa? Che noi siamo una sola cosa come il Padre è in Gesù e Gesù è nel Padre. Bisogna che capiamo bene che essere cristiani è accettare la verità, quella verità che trionfa nell’amore. Noi dobbiamo volerci bene, dobbiamo passare sopra a tutte le cose che ci dividerebbero, le cose istintive, le cose egoistiche, le cose prevalentemente umane. Dobbiamo volerci bene nella grazia dello Spirito Santo, perché noi lo aspettiamo fortemente nella Pentecoste.

È venuto e ha voluto insegnarci che cosa ci portava, perché è apparso in un globo di fuoco, un amore dunque, un amore forte, un amore totale, un amore che ci faccia sentire tutta la paternità di Dio, tutta l’amicizia del Cristo e tutta la carità che si deve svolgere tra di noi. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se voi vi amate” (cfr. Gv 13, 35). Questo amore generoso, questo amore che perdona, questo amore che va oltre ogni attesa, perché è partecipazione dell’amore divino. Dobbiamo amare nello Spirito Santo, dobbiamo amare con lo Spirito Santo, dobbiamo essere pronti a superare tutte le difficoltà che possono sorgere in noi. Satana è lo spirito della divisione, vuole dividerci, anche quando non ci sono dei motivi neanche umanamente seri: i pretesti per non amarci, i pretesti per distinguerci, i pretesti per poter sopravanzare gli altri.

Ecco lo Spirito Santo ci insegna invece, così come vuole Gesù, un amore che abbia come modello l’amore trinitario, un amore forte, un amore perseverante, un amore che non si ferma agli ostacoli. Impariamo, cerchiamo, cresciamo perché grande sia il trionfo in noi dell’amore di Dio e, nell’amore di Dio, si stabilizzi e vinca la nostra vita di veri cristiani.