15/05/1986 - Omelia Giovedi VII Pasqua Nov Pent 7

At 22, 30; 23,6-11; Gv 17, 20-26.

“Non prego solo per questi ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me”. Gesù ha dunque pregato anche per noi. Gesù anche per noi ha offerto, anche per noi ha donato. Gesù ci ha amato e ci ha voluto perfetti nella carità. Perfetti: su questa parola dobbiamo fare una lunga riflessione perché è proprio su questa carità fraterna che noi dobbiamo moltiplicare gli esami di coscienza, dobbiamo sentirci fondamentalmente impegnati. Dobbiamo essere tutti una sola cosa come il Padre è in Gesù e Gesù è nel Padre, dobbiamo sentirci chiamati, dobbiamo sentirci completamente attratti dal suo amore, dalla sua meravigliosa donazione. Egli ha amato tutti, ha amato anche coloro che lo hanno perseguitato, anche quelli che lo hanno crocefisso.

Il Signore ci ha dato un esempio di una meravigliosa realtà alla quale noi dobbiamo aspirare. Aspirare ad amare gli altri e a donarci per gli altri col Cuore stesso di Gesù; ad essere così attenti, così pronti, così delicati. La nostra carità dev’essere una meraviglia perché il mondo capisca, il mondo creda. Perché l’amore che ci dobbiamo portare tra di noi, quella carità paziente, quella carità umile, quella carità che perdona, quella carità che agisce, quella carità che indovina, questa carità è la testimonianza vera della nostra fede che dobbiamo presentare a Gesù e che Gesù offrirà al Padre perché il mondo veda, perché il mondo aderisca alla verità evangelica, perché il mondo segua. Nel mondo non c’è amore. Troppo spesso troviamo invidia, troviamo cattiveria, troviamo animosità, troviamo durezza. Noi cristiani dobbiamo a tutti i costi essere forti, a tutti i costi essere umili, dobbiamo veramente tradurre in noi la vita stessa di Gesù. Un cristiano dev’essere un altro Cristo.