07/06/1973 - Omelia Giovedi VII Pasqua Nov Pent

Sant'Ilario d'Enza, 07/06/1973
Omelia, Giovedì VII settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste – VIII giorno

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At 22, 30; 23, 6-11; Gv 17, 20-26

Ci troviamo nella preparazione immediata alla Pentecoste. La Liturgia di oggi sottolinea un motivo fondamentale della Pentecoste: l’unità di tutta la Chiesa nell’amore. “Perché tutti siano una sola cosa” (cfr. Gv 17, 21): è la preghiera meravigliosa di Gesù. Ecco che i motivi profondi della nostra unità sono sottolineati da Gesù. La nostra vocazione, la nostra chiamata è nell’ordine della carità di Dio. Proprio perché Dio ci ha amato, Dio ci ha chiamati. Proprio perché Dio ci ha amati, noi dobbiamo amarci. Proprio perché il Signore ha dato il suo sangue per tutti, tutti devono sentirsi profondamente uniti, di un’unione che addirittura è segnata nell’unione più grande che ci può essere, quella della Trinità. È giusto allora che vediamo la Pentecoste come la festa dell’unità della Chiesa, perché la Chiesa sia unita in tutto il mondo, perché lo Spirito di amore che viene dal Padre faccia di tutta la Chiesa un solo corpo e un solo spirito. Dobbiamo dunque pregare molto, perché l’unità della Chiesa sia veramente forte, meravigliosa, tanto più che con la Pentecoste inizieremo la preparazione immediata all’Anno Santo, all’Anno giubilare. E questa unità della Chiesa noi dobbiamo invocarla, prima di tutto è un fatto di preghiera, perché “Senza di me non potete fare nulla” (cfr. Gv 15, 5). Non basta la buona intenzione degli uomini, è un’invocazione che noi dobbiamo presentare al Padre. Ancora deve essere una nostra collaborazione. L’unità della Chiesa risulta anche dalla nostra buona intenzione, dai nostri buoni desideri, ma più che tutto dai nostri fatti. Ha detto Gesù che lo Spirito Santo è lo “Spirito di verità” (cfr. Gv 14, 17 ; Gv 15, 26 ; Gv 16, 13). È necessario che noi scendiamo in noi stessi e togliamo da noi tutto quello che non è carità, che non è generosità, che non è comprensione. È necessario che scendiamo fino in fondo al nostro cuore, perché non ci inganniamo mai e noi sappiamo che a voler bene, a capire, non si sbaglia mai. Dobbiamo fondarci nell’umiltà, riconoscendo i nostri difetti, ma riconoscendo ancora che lo Spirito Santo vince nei nostri limiti umani e la sua unione è l’unione meravigliosa che è di ordine soprannaturale. Infatti nella Chiesa noi non siamo uniti per motivi umani, per simpatie umane, per concordanza di sentimenti umani, per uguaglianza, al limite di idee, ma siamo uniti nella Chiesa dall’amore di Cristo che supera tutto, che supera ogni divisione, che supera ogni barriera. Pregare e collaborare e servire. È il terzo elemento, servire secondo le necessità della Chiesa, non secondo il nostro gusto, non secondo le nostre voglie, non secondo il nostro su e giù, come sono le esigenze grandi della Chiesa, della chiesa di questo momento, della chiesa che domanda da noi, in questo momento, quella tale testimonianza. Invochiamo allora lo Spirito Santo con molta fede e con molta insistenza, perché su tutta la Chiesa scenda meravigliosa quella grazia, che nella Pentecoste fece parlare agli apostoli nuove lingue, lingue sconosciute, per significare che la Chiesa è universale ed unica, la vera Chiesa, la Chiesa uscita dal costato di Cristo sulla croce.

CODICE 73F6O01366N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/06/1973
OCCASIONE Omelia, Giovedì VII settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste – VIII giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Unità della Chiesa
ARGOMENTI Unità della Chiesa
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