2 Cor 11, 1-11; Mt 6, 7-15.
Gesù ci ha insegnato la cosa più necessaria, la cosa più salutare, la cosa più bella; ci ha insegnato a pregare, ad. avere quei sentimenti e quell’apertura all’azione della Grazia di Dio, che per noi è vitale. Gridiamo: “Padre!”. Il nostro grido non è un grido che risuona invano, è il grido che penetra i cieli, li penetra perché Dio vuole che noi siamo dei figli amati, dei figli guidati e potetti. Ed è proprio in queste Quaranta ore che, davanti al Santissimo Sacramento mentre Lo adoriamo e rinnoviamo il nostro amore, sentiamo tutta la dignità che ci ha ottenuto a prezzo del suo Sangue. Ci ha ottenuto di essere tabernacoli dello Spirito Santo, figli del Padre Celeste; ci ha ottenuto di essere insieme il suo Corpo Mistico.
Vorrei che sentissimo con vivacità questa presenza di Gesù tra di noi, perché troppo spesso ci fermiamo a una specie di culto, ma un culto vuoto, senza anima, senza amore. E vorrei che imparassimo questa lezione di amore dalla Beata Vergine, perché è Lei che ancora ci dà Gesù, che ci porta a Gesù. La necessaria nostra fortezza è proprio qui nella sua radice, nel suo segreto: vivere con Gesù e farci guidare dalla Madonna. Ed è per questo che chiediamo tanta illuminazione, una devozione vera, una devozione eucaristica forte, una devozione eucaristica illuminata.
È per questo che il gruppo è in festa, è in festa perché vuole ripetere la sua fiducia, vuol ripetere la sua generosità, vuole capire di più, sentire di più, camminare con più alacrità, con più gioia. E vuole così domandare a Gesù quella grazia di fortezza, che faccia vincere a tutti le tentazioni, i pericoli, che li faccia, tutti, disposti a servire e ad attuare il Regno di Dio. Vuole inspirarsi proprio alla fortezza del Signore, perché è solo in Gesù che si può vincere Satana e i suoi alleati; è solo in Gesù, così nel fervore della Messa, nella gioia della Comunione, che si può realizzare una giovinezza sana e fruttuosa, una giovinezza che, per mano della Madonna, viva gli ideali più alti, più belli, più santi. Fate quindi la professione di fede in una convinzione grande e vera, nella convinzione che solo in Dio c’è la gioia, che solo in Dio c’è la riuscita, che solo in Dio c’è la vera speranza. Noi preghiamo tutti, tutti per voi, perché possiate essere fedeli all’impegno che vi prendete, alla rinnovazione delle vostre promesse battesimali.
CODICE | 87FHO0133AG |
LUOGO E DATA | Sant’ Ilario d’Enza, 18/06/1987 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì XI settimana Tempo Ordinario - Triduo Quarant’Ore – Professione di fede |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Una vera devozione eucaristica |
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