25/07/1985 - Omelia Giovedi XVI Ord Campeggio femminile

2 Cor 4, 7-15; Mt 20, 20-28

In questa festa dell’apostolo san Giacomo raccogliamo il grande insegnamento di Gesù, l’umiltà, perché lui ci ha dato un infinito esempio di umiltà. E’ venuto per servire. San Giacomo ha raccolto l’ammonimento e l’insegnamento di Gesù ed è diventato il servo vero, che ha compiuto il progetto di Dio. Ha dato testimonianza, ha dato il suo sangue, per questo è diventato grande.

L’umiltà è una virtù difficile. L’umiltà, per questo, è la base per ogni costruzione, se non c’è l’umiltà, non c’è costruzione. E dobbiamo pensare molto a questa virtù, perché, se non progrediamo nell’umiltà, tutto il resto è inganno. Tu diventi più santa, se diventi più umile, perché se tu sei devota e non sei umile, sei falsa. Se tu compi delle opere di bene, ma non sei umile, non ti contano nulla.

Dobbiamo chiedere al Signore questa sera molta umiltà per intercessione di San Giacomo, che meritò di vedere Gesù nella Trasfigurazione, che meritò di partecipare all’agonia di Gesù nell’Orto.

Chiediamo l’umiltà. E l’umiltà prima di tutto è convinzione, è persuasione intima, che tutto quello che c’è in noi è dono di Dio e non dobbiamo inorgoglirci di quello che il Signore ci ha dato. L’umiltà è convinzione e l’umiltà è desiderio, è desiderio di non cercare la nostra gloria ma di cercare la gloria di Dio, nella carità, nella bontà, nel servizio.

Desiderare l’umiltà, chiederla nella preghiera e porci con rigore alla sua ricerca: l’umiltà dei fatti, l’umiltà degli atti di carità, dei silenzi di carità, l’umiltà della bontà, del sorriso, l’umiltà del perdono e della misericordia.

Chiediamo quindi di progredire nell’umiltà e saremo ben forti, perché il progresso nell’umiltà è progresso di energia e nello stesso tempo di distacco e di gioia.