È fuoco che brucia, che purifica, è fuoco in un dinamismo che non ha soste.
Noi dobbiamo riflettere su come riceviamo la parola di Dio e come la doniamo agli altri, perché il Signore ci ha scelti in questa grande dignità di portatori: non portiamo delle cose materiali, non portiamo delle cose che restano nella stima e nei valori umani, ma portiamo quello che c’è di più forte, di più vigoroso, di più sacro, di più salvifico.
Ecco perché ci dobbiamo lasciare occupare dalla forza della parola di Dio, perché, se noi non siamo pieni, certamente non trabocchiamo. Cioè, la parola di Dio non può essere un servizio di ordine esteriore. Il catechista non è un burocrate che dà ciò che è incaricato di dare: è piuttosto uno che vive fino in fondo e trasmette un’esperienza di vita che è esperienza di amore, di dono.
Quello che riceviamo da Dio lo doniamo agli altri, con la consapevolezza che la grande carenza del mondo è in quest’ordine. Gli uomini si disperano, gli uomini si tormentano, gli uomini restano impotenti di fronte ai loro problemi, proprio perché non hanno saputo avere la parola di Dio.
Chi ha la parola di Dio ha la risoluzione a tutto, nessun problema diventa un enigma. I problemi, visti nella luce di Dio, hanno la loro evidente soluzione.
Gli uomini hanno bisogno, allora, di apostoli che vivono profondamente ciò che il Signore partecipa e, vivendo, sappiano portare questo fuoco.
Il desiderio di Gesù è espresso così fortemente: “Come vorrei che fosse già acceso”. Ecco, costituisce la grande nostra vocazione: Gesù ci chiama, Gesù desidera, ma la strada è sempre la sua. “C’è un battesimo che devo ricevere”: cos’era se non il suo Mistero Pasquale, se non l’accettazione piena della volontà del Padre? Cos’era questo battesimo, se non la sua croce seguita dalla sua risurrezione? Gesù aspettava la sua croce: “Come sono angosciato finché non sia compiuto”.
Vorrei che noi capissimo bene che non si può vivere la parola di Dio, se non in questa accettazione della volontà del Padre, se non in questa continua nostra conversione, in questo nostro superare quanto in noi è d’ostacolo. Vorrei che capissimo sempre di più come anche noi dobbiamo andare verso un battesimo che è la realizzazione di quello che abbiamo ricevuto quando siamo entrati nella Chiesa. Anche noi dobbiamo convertirci se vogliamo convertire, dobbiamo evangelizzarci se vogliamo evangelizzare, ognuno di noi deve sentirsi peccatore ma fermamente deciso a superare, a vincere, a donarsi al Signore.
Ognuno di noi ha la sua responsabilità e nell’ordine di questa responsabilità camminiamo: “Camminate – ha detto Gesù – finché avete la luce”.
CODICE | 75LOO0133SN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 23/10/1975 – giovedì XXIX settimana del Tempo Ordinario |
OCCASIONE | Omelia |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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