21/10/1976 - Omelia Giovedi XXIX Ord

Sant'Ilario d'Enza, 21/10/1976
Omelia, Giovedì XXIX settimana Tempo Ordinario

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Ef 3, 14; Lc 12, 49-53

È venuto a portare il fuoco. Tra tutti i paragoni questo è il più adatto e il meno adatto, perché l’amore di Dio non distrugge, edifica. È il più adatto, per esprimere tutta la veemenza dell’amore di Dio, per questo l’ha scelto Gesù. Un oceano di fuoco, allora, è venuto dal cielo sulla terra e gli uomini sono rimasti freddi e il gelo ha preso talmente i nostri cuori, che sembra impossibile che arda. Siamo freddi, siamo indifferenti al miracolo dell’amore di Dio. Dobbiamo spaventarci soprattutto di questo, perché siamo insensibili, perché siamo tiepidi, perché siamo spaventosamente tiepidi.

Quello che è l’amore ardente ci ignora, quello che è la generosità, che viene dall’amore, noi non la prendiamo, noi la fuggiamo. Si può assomigliare la vita nostra, la nostra vita che diciamo cristiana cioè conformata a Cristo, invece si può proprio assomigliare a un dormire, a un fuggire tutti i sacrifici, tutti gli impegni, tutto ciò che ci muove, tutto ciò che richiede sforzo. Siamo tiepidi, siamo purtroppo tiepidi di fronte ai miracoli di Dio, di fronte al continuo piovere delle sue grazie. Non abbiamo capito che il modellarci a Cristo è entrare nel dinamismo della sua vita. “C’è un battesimo che devo ricevere”, ripete Gesù, “e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc 12, 50). Cos’è quest’angoscia, quest’angoscia di attesa, quest’angoscia della fretta, dell’attesa? Voi ricordate che il suo Mistero Pasquale è la sua agonia sulla croce, è la sua morte, il suo tormento. Questo desiderava Gesù, questo desiderava con tutto il cuore e non vedeva l’ora che si compisse: era venuto per questo.

Guardate, quando si ama, come si desidera agire, come si desidera soffrire! Ecco, noi dobbiamo entrare in quest’ansia del Cuore di Gesù, in quest’ansia che è amore al Padre e amore agli uomini. Vuol dire che se noi non ci siamo, non amiamo abbastanza Dio e non amiamo abbastanza il prossimo, il nostro prossimo che è lontano dal Signore, il nostro prossimo che sciupa l’esistenza in una serie spaventosa di peccati, il nostro prossimo che rischia la sua salvezza eterna. Noi stiamo ad assistere e al massimo ci ricordiamo un po’ nella preghiera, nient’altro.

Ecco, è questo mi pare il tema che ci suggerisce la meditazione di stasera: dobbiamo entrare nell’amore di Dio che non conosce fluttuazioni, che non conosce patteggiamenti, che non conosce diminuzioni, che non conosce compromessi, fino al massimo di quella che è la relazione umana: “Non sono venuto a portare la pace” (ib. 51), se è necessario al regno di Dio, se è necessario per la gloria di Dio, se è necessario per testimoniare a Dio l’amore.

Ognuno di noi misuri la propria generosità, ognuno di noi sappia che al Signore non si può negare niente, non si può in nessuna maniera scendere a compromessi. Ricordiamolo, perché “la Parola di Dio è viva ed efficace e penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito” (Eb 4, 12). Accogliamo la Parola di Dio, che è Parola di amore e viviamo sempre di questa Parola, confrontandoci con lei, per migliorare sempre, fortemente ogni giorno.

CODICE 76LMO0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/10/1976
OCCASIONE Omelia, Giovedì XXIX settimana Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Tiepidezza
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