19/10/1978 - Omelia Giovedi XXVIII Ord

Sant’Ilario d’Enza 19/10/78, Giovedì XXVIII Ord
Omelia

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Nel brano del Vangelo il Signore tocca un punto terribile, un punto misterioso della storia: come mai degli uomini che sembravano religiosi, che sembravano addirittura devoti, arrivano fino al delitto, al delitto atroce, uccidere dei profeti, e credere di fare un atto meritorio?

Così Gesù sottolineava che avrebbero fatto a Lui stesso.

L’interrogativo è proprio su questo: che cosa vuol dire essere religiosi?

Perché essere religiosi non vuol dire compiere determinati riti, osservare particolari prescrizioni e fermarsi qui.

Essere religiosi vuol dire fare la volontà di Dio, cercare nella propria vita di piacere a Dio, di essere nella strada segnata da Lui.

Allora è validamente religioso uno che si sforza non di fare la propria, ma di fare, di cercare la volontà di Dio.

E’ il grande esempio, il mirabile esempio che ci ha dato Gesù, che diceva di Lui stesso di essere venuto per fare la volontà del Padre suo. Ecco perché diciamo che Gesù era l’orante, era colui che non solo insegnava a pregare, ma che dava l’esempio di tradurre completamente nella propria vita il significato della preghiera, della preghiera dialogo, della preghiera in cui noi interpelliamo Dio e ci lasciamo interpellare da Lui per fare volentieri e sempre la sua volontà.

Qui sta il significato di una vita buona e retta. Il risultato della vita non è in quello che dicono gli altri, non è nel rumore che si può suscitare, non è in quello che uno può possedere. La grandezza di una vita sta proprio nel fare la volontà di Dio, cioè nel fare con serenità e con completezza il proprio dovere quotidiano.

La preghiera ci abitua, ci permette, ci dà l’aiuto per restare sempre in questo clima, il clima della volontà di Dio, conosciuta, adorata nella preghiera e seguita per la forza che viene proprio dalla preghiera.

Gesù è voluto nascere in questo clima di preghiera, Gesù ha voluto da Maria il sì, è nato nel suo sì e da tutte le anime vuole il sì. Del resto le preghiere più belle che noi possediamo sono sbocciate così attorno alla sua nascita, il Magnificat, il Benedictus e l’ ”Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace”: sono le tre preghiere che sottolineano proprio questo, lasciare che la nostra vita sia posseduta da Dio per il fine che Dio si propone per compiere in noi e attraverso noi i suoi disegni di provvidenza e di amore.

Ecco, allora, che noi ci dobbiamo proporre una preghiera ascolto, una preghiera nella quale noi vogliamo trovare il nostro Dio e trovarlo così in tutta la nostra vita, trovarlo nell’eseguire la sua volontà con umiltà e con perseveranza.

Allora la nostra vita diventa preziosa, allora la nostra vita diventa santa, allora la nostra vita diventa ricca di merito.

Sentiamo allora come la nostra vocazione, sottolineata da Paolo nella prima lettura, è qui: la nostra pienezza viene nella nostra piena confidenza, nel nostro abbandono alla santa e adorabile volontà del Signore.

CODICE 78LIO0133RN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 19/10/78, Giovedì XXVIII Ord
OCCASIONE Omelia
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Essere religiosi è fare la volontà di Dio
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