Rm 3, 21-29; Lc 11, 47-54
Abbiamo sentito: il Signore ha una parola di rimprovero e un’altra parola di lode. Rimprovera i dottori della legge, chiamati così, erano gli studiosi della legge, quelli che ne davano l’interpretazione, cioè quelli che finivano per farsi una loro religione, per farsi una religione secondo la loro testa e il loro gusto. E Gesù li rimprovera aspramente; li rimprovera e dice che in fondo, con la loro condotta, approvano i delitti che i loro padri avevano fatto. E Gesù dà una lode ai profeti. È profeta colui che ascolta non se stesso, ascolta la Parola di Dio, la traduce nella propria vita e la comunica agli altri.
Bisogna che capiamo bene la nostra posizione. Noi col Battesimo siamo stati uniti a Gesù e siamo diventati profeti. Dobbiamo stare ben attenti a convogliare tutta la nostra devozione così, nel cercare la volontà di Dio, nel volere la volontà di Dio e nel tradurla e nel testimoniarla a tutti. Bisogna essere profeti, cioè costruirci una religione schietta, vera. La religione vera è servire Dio, è amare Dio. Non è, con il pretesto di amare Dio, cercare la propria volontà e la propria soddisfazione, farsi una religione di comodo, una religione che in fondo non disturba, una religione che indubbiamente non è gravosa, che non ha apparenza. Dobbiamo essere profeti, amare ciò che Dio vuole che amiamo, tradurre nella nostra vita pratica questo amore di Dio; perché il Signore non ci chiama a delle cose straordinarie e mirabili: ci chiede di condurre ogni giorno la nostra esistenza, così, nell’umiltà, nella fedeltà.
Il mirabile quindi non è nell’esteriorità: il mirabile viene nell’interiorità, nel cercare nostro Signore, nel volerlo servire a tutti i costi, nel voler essere fedeli alla sua chiamata. Del resto è quello che ha detto lui stesso: “Mi ama chi osserva i miei comandamenti”. “Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio”. Chiediamoci se facciamo e come facciamo questa santissima e amabile volontà.
CODICE | 85LGO0133RN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 17/10/1985 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì XXVIII Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Religiosità |
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