“Ma prima è necessario che Egli soffra molto”.
Noi non mediteremo mai sufficientemente sulle sofferenze di Cristo e come le sofferenze di Cristo sono state la causa della nostra salvezza. Prima del suo giorno Egli ha sofferto molto ed è stato ripudiato.
Nella lettera agli Ebrei sta scritto che “pur essendo Figlio di Dio imparò dal suo soffrire l’obbedienza” e per questo ha aperto la strada, una strada che ogni cristiano deve percorrere. Non c’è salvezza, che in questa accettazione della sofferenza purificatrice, della sofferenza che viene da uno stato di lotta in cui noi siamo.
E’ necessario soffrire, cioè è necessario porci in una posizione di rinuncia, in una posizione di rifiuto. E’ quello che ha detto ancora il Signore: “Non si può servire a due padroni”. Quel tipo di equilibrismo che certe anime vedono come il giusto mezzo è respinto completamente: non è così.
Bisogna accettare questa condizione di lotta, di tentazione, bisogna che la vita sia presa così come superamento, bisogna capire che la vita è una prova e che non possiamo esonerarci dalla prova, non possiamo declinare le nostre responsabilità.
Noi abbiamo bisogno di seguire la strada del Signore, che pur essendo Figlio di Dio, imparò l’obbedienza al Padre, al fare la sua volontà con umiltà fino in fondo. Perché, lo dicevamo ancora, il senso della nostra vita sta proprio qui: ognuno di noi è chiamato a fare la volontà del Padre, cioè deve prendere le prove dell’esistenza come le prove che devono dimostrare che lui ama Dio, che è pronto per Dio a compiere ogni sacrificio.
“Tu amerai il Signore, Dio tuo, sopra tutte le cose”.
Ecco, bisogna dimostrarlo nella pratica, bisogna dimostrarlo ogni giorno: ognuno di noi sa le sue difficoltà, sa le sue debolezze, sa quelle incertezze intime che pongono, alle volte, l’anima sull’orlo dell’abisso. E’ necessario superarle: non sarà premiato se non chi ha combattuto, non sarà incoronato se non l’atleta che si è prodigato fino alla vittoria.
Ecco perciò, anche questa sera, man mano che andiamo verso la fine dell’anno liturgico, insistiamo su questa idea, insistiamo sull’idea che, del resto, è rischiarata da quelli che noi chiamiamo i novissimo: la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso.
Andiamo avanti così, perché è così che la nostra vita è feconda ed è bella ed è ancora così che è nella vera gioia, nella vera pace del cuore.
Chi commette peccato è nemico della sua anima e ruba alla propria anima ogni gioia e ogni pace.
CODICE | 78MFO0133VN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 16/11/78, Giovedì XXXII Ord |
OCCASIONE | Omelia |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La vita è una prova |
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