Is 2, 1-5;Rm 13, 11-14; Mt 24, 37-44
All’inizio dell’Avvento la Liturgia ci presenta Gesù come il Signore della salvezza. è a lui che vanno i popoli, che vanno tutte le nazioni, è a lui, giudice e salvatore. È giusto perciò che noi sentiamo sempre più vivo l’Avvento, cioè come il Signore viene, come il Signore è con noi ed è con noi per condurci con lui: il regno di Dio, che ha due fasi, la fase terrena e la fase celeste, la fase terrena, che è già possesso ma che contiene una parte di attesa, e il regno dell’eternità, nel quale noi gioiremo di tutta la gloria di Cristo.
È giusto che incominciamo un anno liturgico ponendo la nostra anima in questa grande attesa, in questa vigilanza di cui ci parla il Signore.
Gesù parlava della fine della nazione giudaica ed era il segno della sua vittoria, il segno della vittoria sua nel tempo e dal tempo all’eternità.
E Gesù sottolineava questa vigilanza che noi dobbiamo fare nostra. Cosa vuol dire essere vigilanti? Ce lo sottolinea san Paolo nella seconda Lettura: “Gettiamo via”, dice, “le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce”. Come il giorno comportiamoci: la dignità che prende l’uomo nella luce piena, nella visione di tutti. Vigilare dunque vuol dire lottare contro il nostro egoismo, lottare contro le nostre cattive tendenze, lottare contro la nostra pigrizia, lottare contro il facile rimandare, l’indugio nostro a darci completamente al Signore. Diamo ma con misura, diamo ma con timore, diamo ma calcolando il dono.
L’invito è dunque a destarci dal sonno, da questo sonno pesante della nostra mediocrità, per darci ancora con più slancio al Signore nella nostra preghiera, nella nostra carità, nella nostra pratica generosità.
E infine ce lo ha descritto mirabilmente Isaia nella prima Lettura, quando dice: ecco, dobbiamo faticare, dobbiamo lottare, ma si arriverà alla comunità dei figli di Dio. “Venite, saliamo sul monte del Signore”, là, la Gerusalemme che è la vera città di Dio, che è la vera città del trionfo. E perciò la nostra volontà d’andare incontro a Cristo si deve realizzare così in una visione globale, la visione della nostra carità, della nostra comunità, la visione della Chiesa, città nella quale ognuno di noi deve portare il suo contributo, la sua parte per edificare la città. Ognuno è chiamato ad essere costruttore, mai nessuno può arruolarsi negli spettatori. È necessario che ognuno di noi costruisca così giorno per giorno. Dedichiamo perciò questo tempo d’Avvento ad uno spirito più profondo di preghiera, ad un contatto più vivo con la Parola di Dio, ad una docilità più grande nello Spirito. Dedichiamo quest’Avvento con umiltà e con forza ad ogni nostro dovere, sapendo che così si attua in noi il regno suo e, attuandosi in ogni nostra anima, si attua nella comunità, perché diventi in questo anno liturgico sempre più vigile e sempre più matura, sempre più ricca nei frutti delle opere buone.
CODICE | 71MTO01310N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 28/11/1971 |
OCCASIONE | Omelia, I Domenica Avvento - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Vigilanza |
ARGOMENTI | Vigilanza |
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