Is 63, 16-17. 19; 64, 1-7; 1 Cor 1, 3-9; Mc 13, 33-37.
La sua parola è proprio il grande nostro conforto. È una parola che ci incoraggia e ci sprona. L’Avvento è grande speranza, ci dice che non siamo soli, che noi possiamo andare incontro a Lui, ci dice che abbiamo una potenza che ci accompagna. Il nostro compito ha la sua ragione di essere proprio in un’attesa fiduciosa, in un’attesa umile ma incrollabile nelle sue certezze.
Dobbiamo cominciare l’Avvento con grande slancio e con grande speranza. La speranza sta in questo: abbiamo Gesù, abbiamo Lui, l’abbiamo ogni giorno, lo abbiamo nostro Salvatore, nostro Redentore, lo abbiamo nella sua bontà e nella sua potenza di Figlio di Dio.
Ecco, di che cosa dobbiamo persuaderci? Ci dobbiamo persuadere che i nostri peccati non sono i nostri padroni, che i peccati che ci circondano non possono soffocare la potenza dell’amore di Dio, che sì, lontano dal Signore, l’uomo è come lo definisce il profeta nella prima lettura: l’uomo è una foglia secca, l’uomo è portato via, come da un vento impetuoso, dalle sue iniquità. Senza di Lui, rifiutando Lui. Ma chi confida in Lui è sicuro di vincere.
Noi dobbiamo porci proprio in quello che dice il Salmo: “Cantare al Signore un canto nuovo” (cfr Sal 96,1); la novità dell’Avvento, la forza dell’Avvento, il sapore di cose nuove, che ci deve occupare e prendere.
Noi lo sappiamo: niente resiste a Gesù. Se siamo stati peccatori possiamo redimerci, se abbiamo fatto delle cose false e assurde possiamo rimediare, se guardiamo attorno a noi possiamo sentire la nostra missione, la missione di un cristiano che porta il Signore, che porta la sua speranza, che porta la sua gloria. È con Lui che si vince, è con Lui che si realizza.
Ecco, il nostro proposito è proprio in questa rinnovazione di speranza, è proprio in questa rinnovazione di vita, è proprio in questa rinnovazione di amore. Noi possiamo andare, camminare, fare tanta strada nell’attesa, nell’attesa della sua manifestazione aperta.
“Egli − avete udito la parola di san Paolo − Egli ci confermerà fino alla fine”.
“Ci confermerà”: cioè ci dà forza, ci stabilirà nel bene. Abbiamo solo da riproporre la nostra adesione a Lui con una preghiera fervida, con una partecipazione viva all’Eucaristia. Siamo nella fede per andare verso la gloria. Abbiamo dunque grande fede, perché “fedele è Dio − continua l’Apostolo − che ci ha chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù”.
Gesù è Signore nostro, Gesù ci possiede, Gesù ci condurrà, Gesù ci darà la gioia vera che ha un cristiano, la gioia di una parola che non viene meno, di una promessa che non può fallire. “Siamo sua argilla, siamo opera delle sue mani”: dobbiamo essere ben docili, ben umili e in questa docilità e umiltà avremo tutta la nostra potenza e la nostra forza.
CODICE | 84N1O01310N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 02/12/1984 |
OCCASIONE | Omelia, I Domenica Tempo di Avvento – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Avvento, attesa e speranza del Salvatore; il “canto nuovo” dell’Avvento di Dio |
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