02/12/1979 - Omelia I Domenica Avv ANNO C

Sant'Ilario d'Enza, 02/12/1979
Omelia, I Domenica di Avvento - Anno C

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Ger 33, 14-16; Ts 3, 12; 4, 2; Lc 21, 25-28. 34-36

“Comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21, 36). L’Anno liturgico comincia severamente con questo pensiero, severamente perché ci ricorda che questo tempo, che passa, è un tempo che ci giudica; questo tempo, che passa veloce, è la sorgente della nostra gioia eterna o la sorgente di una terribile riprovazione. Il pensiero del giudizio di Dio ci deve sempre stare davanti, perché non succeda che tante grazie, tanta misericordia, tanto dono di Dio cadano invano. Si ricomincia un anno e quell’anno, che abbiamo davanti, è carico di responsabilità. Carico. Cosa vuol dire aspettare il Signore? Cosa vuol dire ancora porci nella psicologia degli uomini che aspettavano il Salvatore prima di Gesù? Vuol dire che ognuno di noi deve rifarsi dall’inizio e detestare tutte le fiacchezze e le mediocrità, che possono avere segnato la nostra vita spirituale; vuol dire riprendere il contatto con la fede come fosse il primo momento. Purtroppo molto spesso la nostra vita è segnata da propositi non mantenuti, da aspirazioni che non producono nulla. E’ segnata da una stanchezza prevalente, che c’impedisce un cammino buono e generoso: cammino di ogni anima, cammino della comunità, cammino che vuole essere segnato da un rinnovamento fervido e grande.

Particolarmente allora sottolineiamo lo spirito di fede, come noi dobbiamo guardare al Signore. Una fede grande, una fede fervida, una fede impegnata. E’ questo che ci dobbiamo proporre. E’ per la languidezza della nostra fede che non otteniamo i frutti che il Signore si aspetta, è perché la nostra fede è debole e oscilla come la fiamma di una candela che sta per spegnersi. Noi troppe grazie lasciamo cadere, troppe grazie, troppi aiuti e, più che da un cammino spedito, la nostra strada è segnata da ricorrenti cadute. Ecco l’Avvento, perché noi in questo tempo abbiamo questa grazia speciale di Dio, la grazia di riprenderci, la grazia di rinnovarci, la grazia di dire di sì, ma sì con tutto il cuore, con tutta la nostra vita. Chi sciupa le grazie di Dio è responsabile dell’oggi, ma è responsabile anche del domani. Guai a non corrispondere alla grazia di Dio! Il Signore si ritirerà dall’anima. Corrispondere invece alle sue grazie, mettersi con ardore e fedeltà vuol dire avere ancora più grazie, avere ancora più doni, fare della vita spirituale una soave ricerca del Signore. La fede è come gli alberi e deve mettere in profondità le radici, poi darà i frutti, ma è la fede che noi dobbiamo cercare anche nello sforzo, anche nell’oscurità, anche nella tribolazione. La fede! Molta fede, tanta fede! E la fede è dire di sì con pienezza alla Parola di Dio, abbandonarci all’azione dello Spirito. Quest’anno è segnato dalla nostra meditazione e dalla nostra devozione speciale allo Spirito Santo, vogliamo cominciarlo con molto ardore, con molta vivacità, con molta trepidazione. Cominciamo quest’anno con grande slancio.

I nostri propositi: i propositi di una preghiera più fervida e più continuata, meno interrotta e meno distratta, una carità più generosa e più offerta, più donata per ogni opera di bene, una lotta generosa contro le nostre tentazioni e le nostre passioni. Una dinamica insomma, una dinamica! “A te Signore elevo l’anima mia, Dio mio in te confido, che io non arrossisca” (cfr. Sal 24, 1-2): la parola del Salmo resti il nostro programma. Lo Spirito Santo ha preparato la prima venuta di Gesù, lo Spirito Santo prepara la seconda venuta di Gesù, prepara nel nostro cuore una forte disposizione ad incontrarci con il Signore. Affidiamoci allo Spirito, camminiamo secondo lo Spirito, viviamo dello Spirito Santo! Ed è così che la nostra liberazione sarà ben vicina.

CODICE 79N1O01310N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 02/12/1979
OCCASIONE Omelia, I Domenica di Avvento - Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Uso del tempo, giudizio di Dio
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