Is 63, 16-17. 19; 64, 1-7; 1 Cor 1, 3-9; Mc 13, 33-37
meSSa ore 6, 30
Iniziando l’Avvento, ecco, raccogliamo l’invito che ci fa la Liturgia.
Un primo invito è quello contenuto nell’antifona che inizia la Messa: “A te, Signore, innalzo la mia anima” (Sal 86, 4). È una direttiva precisa. Il tempo di Avvento deve essere tempo di preghiera, di una più viva, più responsabile preghiera. Dobbiamo sentire il bisogno della preghiera; è un elemento fondamentale, perché è nella preghiera che conosciamo meglio il Signore e gli possiamo perciò preparare le strade, cioè togliere gli ostacoli che ci separano da lui, dalla pienezza del suo amore. Il Signore viene verso di noi in un amore meraviglioso. È nella preghiera dove conosciamo meglio noi stessi e la prima lettura sottolinea l’importanza di prendere coscienza del nostro peccato e delle nostre manchevolezze. È nella preghiera dove noi possiamo avere quegli aiuti che ci sono estremamente necessari, per poter essere veri e pronti nella nostra fede cristiana.
È proprio allora un discorso di preghiera il primo che ci dobbiamo proporre, ma proporcelo saldamente, fino in fondo, perché con troppa facilità noi evadiamo dalla preghiera intesa come un lavoro serio, come una disponibilità piena, come un dare veramente la nostra vita in questa comunicazione con il Signore. Per questo dice il profeta nella prima Lettura “Siamo avvizziti come foglie. I nostri peccati ci portano via come porta via il vento una foglia secca” (cfr. Is 64, 5), cioè la nostra instabilità nel bene, il nostro ritornare al peccato, il nostro ripetere sempre gli stessi difetti senza una vera correzione. Perciò sia la nostra buona volontà piena, di una disponibilità totale. Pregare bene, pregare bene per noi in questa comunicazione profonda, pregare bene per tutti, perché possiamo pure noi contribuire alla salvezza del mondo, perché il Natale sia di tutto il mondo.
E la seconda disposizione sta proprio nelle parole di Gesù: “Vegliate, vigiliate”. È il senso della vita, è il riconoscere le vere dimensioni della nostra vita, di una vita che, lo sappiamo bene, quanto è fragile e incerta. Ogni giorno dobbiamo essere nella vigilanza, perché ogni giorno potrebbe segnare il suo arrivo. E l’Avvento insiste in quest’idea della seconda venuta di Gesù: ci prepariamo alla prima venuta, cioè vogliamo prendere atto che il Signore è nato per noi, vogliamo prendere da questa constatazione una vera forza per indirizzare la nostra vita, perché egli tornerà, tornerà nella sua giustizia e darà a ciascuno ciò che ciascuno si è meritato. Perciò il senso della vigilanza vuol dire senso della proporzione. Le nostre giornate, che si inseguono, parlano del tempo che fugge, del tempo irrevocabile, del tempo di cui dovremo dare ragione, del tempo del quale il Signore ci chiederà l’uso: “Che hai fatto del mio tempo e delle mie grazie?”.
Accogliamo allora la Parola di Gesù per questo vero aspetto di maturazione. Accogliamo allora la Parola di Gesù per essere pronti a fare di meglio, ognuno nei suoi propositi, ognuno nella propria concreta vita di ogni giorno.
meSSa ore 8,30
L’Avvento ci porta un soffio di cose nuove, un desiderio forte e vivo di rinnovamento.
L’Avvento dice alla comunità, dice al singolo: per essere degni del Signore, bisogna continuamente rinnovarsi. La nostra vita ci porta alla stanchezza, ci appesantisce con la monotonia, abbiamo il triste potere di abituarci anche alle cose più sante.
L’Avvento ci richiama, l’Avvento ci ammonisce, l’Avvento ci porta a una rilettura di tutta quanta la nostra vita; bisogna rileggerla, ricominciare ancora di principio. Ognuno di noi deve porsi davanti a Dio in una visione ben precisa. Avete sentito, ci sono due venute: c’è la venuta del Cristo nella carne quando apparve a Betlemme, c’è la sua venuta alla fine dei tempi, una venuta che sarà un giudizio, che sarà un porre le cose dove devono essere poste per sempre.
L’interrogativo che si presenta ad ognuno di noi è allora ben preciso: tu sei vigile? Come ha raccomandato il Signore? Vegliare vuol dire avere il senso della realtà, un senso di realtà che pone in un’attesa. La vita è una grande cosa, proprio se è vista così, in una realtà che si esprime in tutta la sua grandezza e in tutta la sua fortezza, un realismo che, proprio perché è tale, sa che le cose di questo mondo non sono definitive, che noi aspettiamo qualche cosa di meglio, qualche cosa che il Signore ci darà nella sua infinita misericordia.
Dobbiamo perciò prendere ben atto di quello che siamo adesso.
Il profeta Isaia ci invitava nella prima Lettura a prendere coscienza dei nostri peccati, a prendere una coscienza viva per una disponibilità nuova, per essere in mano a lui come argilla e permettere a lui di darci quella forma che sarà la forma del regno nuovo, della gloria.
Nella seconda Lettura san Paolo sottolinea come, preso atto dei nostri peccati, dobbiamo riconoscere fino in fondo il dono di Dio e porci così in un senso grande di responsabilità, che si manifesta nel nostro ringraziamento e si esprime nella testimonianza, perché “Dio è fedele”, soggiunge l’apostolo, “egli colmerà la nostra vita, non deluderà la nostra attesa”, quell’attesa che Gesù ci ha raccomandato con tanta forza: “Lo dico a tutti: vegliate!” (cfr. Col 4, 2).
Tre devono allora, a mio avviso, essere le nostre buone intenzioni.
La prima: porci in questo tempo di Avvento in un desiderio grande di rinnovamento, rinnovarci nella mente e nel cuore; nella mente per vedere di più le cose nella fede, nel cuore per amare meglio quello che il Signore ci dona.
Una seconda intenzione: quella di realizzare con più generosità la nostra vita quotidiana, l’esercizio delle virtù nella nostra vita quotidiana, perché l’attesa si fa con le opere, l’attesa richiesta non è semplicemente un sentimento. “Preparate le vie del Signore” (Mt 3, 3): le prepariamo, guardando giorno per giorno a compiere quelle opere che testimoniano al Signore la nostra adesione alla sua volontà, il nostro effettivo amore.
E una terza intenzione: di essere più generosi insieme, di sottolineare il nostro senso di comunità, perché il Signore ci chiama insieme e vuole fare di noi il suo regno, il suo regno di giustizia, il suo regno di testimonianza.
Iniziare un anno liturgico nuovo vuol dire avere un senso più spiccato di essere comunità, di essere Chiesa. Dobbiamo sentirci come il Signore ha voluto che siamo: Chiesa, cioè i chiamati per la santità, i chiamati ad accogliere la Parola di Dio per evangelizzare, per donare, per proseguire l’opera iniziata dal Signore.
Tre intenzioni in un unico proposito, in quel proposito di vigilanza che il Signore ci ha raccomandato come un compendio di tutto quello che egli si aspetta da noi. E voi, bambini, che avete oggi l’intenzione di rinnovare i vostri propositi, sei mesi sono passati dalla vostra prima Comunione, i primi sei mesi di un incontro che avevate atteso, che avevate preparato, ora che incomincia un nuovo anno, voi volete dire al Signore che lo passerete molto bene, che nessuno vi deve essere davanti nell’amare il Signore e nel vivere la presenza del Signore nella Messa. A voi, bambini, dico: il Signore lo incontrate, lo incontrate particolarmente tutte le domeniche, vivete questo incontro, amate la vostra Messa, sentite che la vostra Messa è un tesoro per voi, per le vostre famiglie, per tutta la Chiesa. Un tesoro non si trascura, un tesoro si cerca, un tesoro si custodisce, il grande tesoro della presenza di Gesù nella Messa, della salvezza del Signore, che è nella Messa: accogliete questo tesoro! E cominciando il primo vostro anno liturgico dopo la Comunione, voi dite di nuovo a Gesù tutta la soavità dei vostri propositi, dei propositi già fatti, ma dei propositi che dovete considerare come nuovi, come fervidi, come supremamente belli. Presentateli! Vi abbiamo chiamato oggi a questa Messa, perché sentiate che anche i grandi, tutti sono molto interessati a che diventiate veramente buoni, a che accogliate nella vostra vita il Signore in pienezza. Accoglietelo con tutta l’innocenza del vostro cuore, con tutto il fervore della vostra mente. Accoglietelo ed amatelo e siate veramente i prediletti di Gesù, i più buoni nella comunità parrocchiale.
CODICE | 75MVO01310N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 30/11/1975 |
OCCASIONE | Omelia, I Domenica Tempo Avvento - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Avvento: vigilanza, preghiera |
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