Gn 9, 8-15; 1 Pt 3,18-22; Mc 1, 12-15
“Convertitevi!” (Mc 1, 15). Abbiamo iniziato questa Quaresima e dobbiamo proseguirla con coraggio, perché si tratta proprio di coraggio. Quando parliamo di conversione, è facile che pensiamo agli altri, è facile che pensiamo ai grandi peccatori e, se parliamo di conversione, è ancora facile che ne parliamo a fior di labbra.
La prima cosa necessaria per noi è sentirci i soggetti di conversione, sentire che veramente abbiamo bisogno di conversione, che le parole di Gesù sono rivolte proprio a noi personalmente, sono rivolte a noi ed è inutile che guardiamo quei frammenti di bene che possiamo fare, perché allora saremmo solo degli ipocriti, dei farisei.
Dobbiamo guardare alla realtà della nostra vita, dobbiamo guardare alla moltitudine di grazie che il Signore ci ha dato, dobbiamo guardare ai suoi inviti e come vi abbiamo corrisposto. E allora è facile che, se entriamo in questa verità, il rossore debba coprire i nostri volti, il rossore della vergogna di avere così poco amato Dio, quando Lui ci ha amato tanto, di averlo poco cercato, di averlo poco ubbidito, di esserci accontentati di una noiosa consuetudine, di non aver fatto quelle opere di bene che il Signore domandava a noi. Perchè sono i peccati di omissione che ci devono particolarmente spaventare: tutto il bene che potevamo fare e che non abbiamo fatto per la nostra pigrizia, per il nostro orgoglio, per non aver saputo dominare le nostre passioni. E’ questa la prima tentazione che ha l’uomo, quella di credersi sufficiente. Dobbiamo saper vincere la nostra apatia, quella forma di indifferenza che troppo ci obbliga, che troppo ci condiziona, per cui tante volte le nostre Liturgie, le nostre preghiere lasciano purtroppo il tempo che trovano. Siamo così indolenti, che non ci diamo al Signore.
Ecco perché questo tempo di Quaresima è tempo che scuote, che deve scuotere, che deve farci riflettere, perché altrimenti la nostra vita non è gradita al Signore. Nella prima Lettura si parla del diluvio e il discorso non è davvero superfluo. Dice Dio: “Il mio arco io porrò sulle nubi” (Gn 9, 13). Un antico guerriero aveva il simbolo della sua potenza nell’arco che scaglia le frecce. Dice Dio: “Il mio arco è l’arcobaleno, è là sulle nubi”. Il Signore parla parole di pace e dice: “Non certo contro di voi io scaglio le mie frecce, non è contro di voi, ma voi riconoscete la vostra posizione”.
Sì, per avere la pace è necessario questo ritorno forte e sincero a Dio. E’ necessario che ognuno di noi guardi con sincerità e con apertura d’animo alla misericordia di Dio.
Persuaderci che siamo peccatori, persuaderci che Dio ci ama e che Dio ci accoglie e che Dio, ecco il senso della prima Lettura, vuole rinnovare l’alleanza con noi, il patto di amicizia.
La Quaresima non si riduce a un “Signore, pietà”, ma si perfeziona in un “Signore, confido in te, tu sei il mio Dio, tu mi ami. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (cfr. Sal 24, 4).
Allora, come dice san Pietro, vivremo il nostro Battesimo e sentiremo che, “in virtù della risurrezione di Gesù Cristo” (1 Pt 3, 21), noi abbiamo accesso a Dio Padre che ci accoglie, che ci guida, che riversa su di noi il suo mirabile amore.
Confidenza allora ma nella verità, nel riconoscere le nostre condizioni, nel voler essere così forti e bravi a superare le nostre difficoltà, a rendere più santa, più bella, piena la nostra vita, a rendere così in quel piano, in quel progetto che Dio ha avuto per noi.
Dal Cuore di Cristo esce la Chiesa, usciamo dal Cuore di Cristo, perché Cristo è la misericordia di Dio apparsa tra di noi e, avendo Lui, abbiamo la salvezza, la gioia, la santità.
CODICE | 82BTQ01340N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 28/02/1982 |
OCCASIONE | Omelia, I Domenica di Quaresima – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conversione: ritorno sincero a Dio – I peccati di omissione – Il patto di amicizia di Dio con noi |
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