Gn 2, 7-9; Rom 5, 12-19; Mt 4, 1-11
Gesù è condotto dallo Spirito Santo nel deserto. Una vita dura, solo. Osserva il testo di san Marco che egli era con “Le fiere nella steppa” (Mc 1, 12). Una vita di totale penitenza: “Digiunò”, il testo lo sottolinea, “Quaranta giorni e quaranta notti”.
Ecco, l’innocente, il santo fa penitenza per i nostri peccati, offre a suo Padre l’immolazione di tutta la sua vita. È stato a Nazareth trent’anni e si prepara ad annunciare la Parola. Ora fa penitenza, dura penitenza.
L’impostazione della nostra Quaresima è qui, perché noi non siamo certamente innocenti, siamo peccatori e abbiamo ancora la responsabilità degli uomini nostri fratelli, che sono peccatori.
Ed è la Quaresima un tempo forte del nostro pentimento, che si traduce nella nostra penitenza. Non prendiamo la Quaresima così leggermente, non prendiamo la Quaresima come un altro tempo. L’indicazione della Liturgia è molto evidente: tu devi prendere la Quaresima in una maniera molto seria, molto forte. Devi entrare anche tu in un deserto, il deserto della tua austerità, il deserto del silenzio della tua preghiera. Devi entrare in un clima di ascesi, di forte senso di responsabilità, perché i peccati del mondo non si scontano con le chiacchiere e con (?), i peccati del mondo si scontano con la preghiera e con la penitenza, una lotta intima con noi stessi.
Il Signore ha permesso che il diavolo lo tentasse. Non sappiamo come il diavolo potesse pensare di Gesù, da quel momento la relazione di Gesù con il diavolo diventa una lotta serrata. Voi ricordate quante volte troviamo, nel seguito della vita di Gesù, l’incontro con gli indemoniati: “Lasciaci!”, gridano, “Tu sei il santo di Dio. Lasciaci!”. Il Signore è venuto per combattere le forze del male, per combattere la tirannia del male sopra di noi e noi dobbiamo unirci a lui in questo combattimento, sapendo che ognuno di noi ha le sue tentazioni, tanto più insidiose quanto meno apparenti, tanto più forti quanto più si mimetizzano o assumono un aspetto di fede, di esaltazione del nostro orgoglio, di esaltazione di una falsa nostra personalità. Il combattimento è per tutti e nella prima Lettura abbiamo assistito alla sconfitta dell’umanità in Adamo ed Eva, la sconfitta in una tentazione misteriosa e strana e l’umanità perde, perché non ha fiducia in Dio, l’umanità perde perché vuole costruire una sua strada fuori dal piano di Dio. E da allora, come dice san Paolo, il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e la morte raggiunge tutti gli uomini.
Guardiamo la faccia del peccato: è sempre così. Guardiamo e impariamo a combatterlo sempre, a non scendere mai a patti, ad essere molto decisi. Guardiamole in faccia le nostre tentazioni, guardiamole bene, individuiamole con molta freddezza e con una profonda sincerità. Quali sono? Come le combattiamo? Come vogliamo esprimere la nostra fiducia e da lui aspettiamo l’aiuto? Come aiutiamo i nostri fratelli a combattere le loro tentazioni? Come cerchiamo che nel mondo ci sia il segno di Cristo che insegna la vittoria? Perché, è ancora il testo di San Paolo che abbiamo letto, in Lui noi abbiamo vittoria, perché è il nuovo Capo dell’umanità, riceviamo l’abbondanza della grazia e del dono di Gesù. La nostra forza è l’unione con Cristo ma, ricordiamoci, è con fortezza, è con decisione. Non siamo dei pigri in questa Quaresima, non siamo dei deboli, non siamo dei superficiali, facciamo la Quaresima sul serio, con forza, con coerenza, con decisione.
CODICE | 72BLQ01340N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 20/02/1972 |
OCCASIONE | Omelia, I Domenica Tempo Quaresima - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | penitenza, lotta contro il male |
ARGOMENTI | Quaresima: penitenza, lotta contro il male |
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